Oceano Pacifico, avvistata enorme isola di pietra pomice grande tre volte Manhattan VIDEO

di FIlippo Limoncelli
Pubblicato il 27 Agosto 2019 - 15:36 OLTRE 6 MESI FA
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L’enorme isola di pietra pomice nell’Oceano Pacifico

ROMA – Una distesa di pietra pomice galleggiante, con un’estensione di oltre 150 chilometri quadrati (Manatthan è quasi tre volte più piccola), si sta spostando verso l’Australia, portando con sé una nuova vita marina che potrebbe aiutare il recupero dei coralli della Grande barriera corallina, metà dei quali sono stati uccisi negli ultimi anni a causa di cambiamento climatico. Gli esperti dicono che se raggiungerà la Grande Barriera Corallina, potrebbe aiutare a reintegrare parte della vita marina perduta e si ritiene che la sua superficie sia la patria di organismi come granchi e coralli.

Il massiccio strato di roccia vulcanica galleggiante è stato scoperto per la prima volta da alcuni marinai il 9 agosto. L’ipotesi è che un vulcano sottomarino sia scoppiato vicino all’isola del Pacifico di Tonga, secondo l’Osservatorio della della NASA. Giorni dopo, i marinai australiani che si dirigevano verso Vanuatu sul catamarano ROAM hanno affermato di aver incontrato le rocce vulcaniche. L’equipaggio della ROAM Michael e Larissa Hoult hanno detto alla CNN di essere stati in mare per 10 giorni prima di entrare in contatto con questa materia galleggiante.

“In realtà è stato piuttosto inquietante”, ha detto Larissa. “L’intero oceano era opaco ma non siamo riusciti a vedere il riflesso d’acqua della luna. Le rocce si stavano chiudendo intorno a noi, quindi non potevamo vedere la nostra scia o la nostra scia. Potevamo solo vedere il bordo dove era tornato all’acqua normale – acqua splendente – di notte”, ha aggiunto Michael , dicendo che potevano vedere la roccia da ogni direzione. Quella pomice dovrebbe andare alla deriva con la corrente fino alla costa australiana nei prossimi 7-10 mesi, dove gli scienziati ritengono che potrebbe avere un effetto positivo sui microrganismi.

Scott Bryan, professore presso la Queensland University of Technology specializzato in geologia e geochimica ha spiegato che questo fenomeno potrebbe avere effetti positivi, ha spiegato anche se non si esclude il rischio che possa introdurre specie invasive nella regione. (fonte ANSA)