Orate e branzini, le immagini choc degli allevamenti intensivi in Grecia

di redazione Blitz
Pubblicato il 15 Gennaio 2020 - 16:03 OLTRE 6 MESI FA
Orate e branzini, le immagini choc degli allevamenti intensivi in Grecia

Le immagini choc di Essere Animali negli allevamenti ittici in Grecia

ATENE – Fino a sessantamila orate e branzini ammassati in gabbie circolari in mezzo al mar Ionio. Sono le immagini choc realizzate da Essere Animali in alcuni allevamenti intensivi in Grecia. Da qui proviene più della metà dei pesci che consumiamo sulle nostre tavole. 

Gli investigatori dell’associazione Essere Animali hanno visitato sotto copertura diversi allevamenti ittici nella zona di Sagiada, a nord della città di Igoumenitsa. In 18 km di costa ce ne sono 26. Le immagini, spiega l’associazione, “mostrano densità di allevamento molto elevate. Il sovraffollamento è fonte di stress cronico per i pesci e ha conseguenze nocive per la loro salute, peggiora la qualità dell’acqua e favorisce la trasmissione di malattie”.

L’assurdità sta anche nei sistemi di alimentazione: branzini e orate vengono nutriti con mangimi ad alto contenuto di farina e olio di pesce. “Per fare 1 kg di pesce devi dargli da mangiare almeno 2 kg di mangime prodotto col pesce selvatico”, spiega uno degli allevatori nel video. 

Ma è la cattura e l’uccisione dei pesci il momento più disumano per gli attivisti di Essere Animali. Una volta prelevati dai recinti, mentre si dimenano nell’acqua e tentano di fuggire, i pesci finiscono ammassati all’interno di reti, senza acqua, dove boccheggiano e finiscono schiacciati dal peso degli altri pesci. Infine vengono gettati, ancora vivi, in contenitori ricolmi di acqua e ghiaccio, dove si contorcono in un’agonia interminabile.

“L’immersione in acqua e ghiaccio senza stordimento preventivo è una procedura che causa ingiustificata sofferenza nei pesci – spiega l’associazioe – Si tratta di una pratica di macellazione che l’Organizzazione mondiale della sanità animale (OIE) considera inadeguata. Di conseguenza, il suo impiego costituisce una chiara violazione delle norme internazionali dell’OIE”.

Tuttavia è ancora oggi il metodo più comune utilizzato, non solo in Grecia, ma anche in altri stati dell’Unione europea, Italia compresa.