Punteruolo rosso, il killer delle palme italiane

Pubblicato il 10 Dicembre 2009 - 11:42| Aggiornato il 7 Dicembre 2011 OLTRE 6 MESI FA

Un esempio di palma malata a Roma

Colpite e abbattute: il punteruolo rosso, il piccolo killer che divora tronchi e foglie delle palme italiane, ha vinto il confronto con le task force degli specialisti. Hanno provato di tutto, dalla chirurgia alle iniezioni di antidoti fino all’inserimento di microrganismi. I medici specialisti oggi si arrendono con un bilancio di 40 mila alberi aggrediti, di cui la metà è stata già abbattuta.

Il punteruolo rosso è un artropode dell’ordine dei coleotteri che si annida dentro le palme e richiama altri parassiti a riprodursi. Le femmine depongono centinaia di uova all’interno del tronco (circa 300). Dopo soli tre giorni le uova si schiudono e le larve iniziano a cibarsi della palma.

L’invasione di questo parassita, specie autoctona dell’Asia sudorientale e della Malanesia, inizia negli anni ’80, quando arriva negli Emirati Arabi. Da qui si diffonde prima in Medio Oriente poi sbarca in Egitto nel 1992. La strada verso il Mediterraneo è breve: nel 1994 viene classificato in Spagna, nel 2006 in Corsica e nella Costa Azzurra. In Italia arriva nel 2004 a Pistoia, nel 2005 in Sicilia, poi in Campania, nel Lazio, in Toscana e infine in Liguria.

Ma la situazione più grave è nel Lazio, dove l’estinzione delle palme è prevista nel 2015, mentre a Roma già nel 2011. Fino a oggi nella capitale su un totale di seimila piante, già circa 1.300 sono state abbattute. E altre 500, almeno sono state colpite. Il Corriere della Sera che più volte si è occupato di questa situazione ora denuncia «l’immobilismo» dell’intera Regione Lazio che ha «gettato la spugna ancora prima di combattere. Perché per salvare le palme ci vogliono soldi che nessuno ha stanziato, programmi di profilassi che nessuno ha stilato e interventi che nessuno ha ritenuto necessari».

Senza soldi, insomma, amministrazioni locali e privati hanno fatto come hanno potuto. Senza precauzioni, sono state abbattute palme che potevano essere salvate e questo non ha fatto altro che diffondere l’epidemia. Nel Lazio i primi casi sono stati sul Litorale: una strage a Ostia, Fiumicino, Fregene, Santa Marinella, Ardea, Nettuno, Anzio. E il caso più emblematico: Sabaudia. Secondo quanto scrive il Corriere della Sera, la Regione Lazio alla fine del 2006 ha ingiunto gli abbattimenti con spese a carico dei possessori. Ma pian piano che si è sparsa la voce, i proprietari hanno cominciato a buttare giù le palme e a buttare i resti nei fossi. Gli costava di meno chiamare un semplice giardiniere. Ma questo ha moltiplicato l’epidemia.

A Roma, i primi casi si sono manifestati all’Axa all’inizio del 2006. La pianta infetta ha quindi colpito poi Casal Palocco e tutta la Colombo. Nel 2007, come  se avesse seguito l’alveo del Tevere, è stato ritrovato a Villa Bonelli, alla Magliana, a Monteverde. Oggi ci sono migliaia di nuovi focolai: la zona Est della città è sotto attacco, e sono minacciate le splendide palme di Villa Torlonia.