Ogm che paura, ma uno scienziato dice sei volte sì

Pubblicato il 10 Marzo 2010 - 15:43 OLTRE 6 MESI FA

Il mondo sovraffollato non può fare a meno degli Ogm

Le piante derivate da  Ogm (organismi geneticamente modificate) sono consumate ormai da miliardi di persone e coltivate su una superficie dieci volte più estesa di tutte le coltivazioni dell’Italia. Finora nessuno, dopo aver consumato prodotti di questo tipo, è finito in ospedale. Ma anche se sono passati 16 anni dall’arrivo del primo Ogm in commercio, le paure sono riemerse dopo il «sì» europeo alla patata Amflora, che comunque, non sarà destinata all’uomo.

Ci si può fidare degli “spaventosi” Ogm? «Sì e per sei buoni motivi», spiega il biotecnologo Roberto Defez – primo ricercatore all’Istituto di Genetica e Biofisica “Adriano Buzzati Traverso” del Cnr di Napoli – al quotidiano La Stampa.

– Gli Ogm del tipo Bt evitano l’uso di pesticidi per combattere alcuni parassiti, utilizzando una tossina derivata dal batterio Bacillus turingensis (da cui la sigla Bt), che funziona solo nelle vie digerenti degli insetti dove trova un pH basico, mentre nei vertebrati è fortemente acido. Il mais Bt è così meno aggredito da pericolosi fughi che lo inquinano.

– Gli Ogm resistenti ad erbicidi consentono una pratica agricola detta della «semina su sodo» o «no-till». Non si devono arare i campi per seminare, ma il terreno viene inciso, seminato ed irrorato con erbicida. Si riduce così il dilavamento dei suoli, il dissesto idrogeologico e la liberazione di anidride carbonica sequestrata nei suoli.

– La papaya Ogm resistente a virus è un esempio virtuoso di una coltivazione salvata tramite modificazione genetica. Le virosi attaccano molte coltivazioni, ma solo in pochi casi, per coltivazioni di particolare rilevanza, sarà possibile utilizzare la via dell’Ogm per tutelarle. Nella maggioranza dei casi le coltivazioni andranno perse, perché i costi per le analisi di sicurezza alimentare a cui sono costretti gli Ogm sono così elevati da essere incompatibili per tutto quello che non sia una derrata alimentare, in pratica agricoltura industriale e non artigianale.

– Grano, mais e riso sono stati ingegnerizzati per resistere alla carenza idrica o all’alto contenuto di sale nei suoli causato dalle irrigazioni. Sono piante che «sudano» meno o le cui radici esplorano meglio il suolo o che hanno ormoni capaci di proteggerle meglio. Questi Ogm permetteranno di affrontare i futuri cambiamenti climatici repentini. Se gli scenari più pessimisti sull’aumento delle temperature mondiali fossero corretti, le piante coltivate non avrebbero il tempo di adattarsi ai nuovi climi in terreni diversi da quelli abituali, provocando un crollo della produzione agricola mondiale.

–  Le elevate produzioni agricole odierne sono rese possibili dall’uso di fertilizzanti di sintesi, soprattutto azotati. Oggi tra il 2 ed 5% di tutti gli idrocarburi usati al mondo viene speso per la sintesi di fertilizzanti azotati, con conseguente emissione di gas serra derivanti dall’azoto ancora più rifrangenti dell’anidride carbonica. L’agricoltura biologica, non potendo usare fertilizzanti di sintesi, si è affidata a letami o all’uso di farine animali.

– Piante Ogm con aumentato apporto di vitamine, acidi Omega-3 o antiossidanti verranno presto commercializzate, rispondendo così ad esigenze sempre più sentite dai consumatori.