Sogliole al mercurio nel Tirreno, Greenpeace lancia l’allarme: “Non ingerire”

Pubblicato il 5 Agosto 2010 - 19:38 OLTRE 6 MESI FA

Sogliole al mercurio, ma anche piombo e altri inquinanti in questi pesci considerati eccellenti bioindicatori e fra le prime specie di pesce consigliate in fase di svezzamento dei bambini. L’allarme è di Greenpeace che ha realizzato un nuovo rapporto dal titolo “Sogliole tossiche nel Santuario dei Cetacei: non ingerire!”.

Sotto accusa proprio il triangolo di mare tra Italia, Francia e Principato di Monaco: forte il degrado, denuncia l’associazione, in quest’area che dovrebbe essere super protetta. Qui sono stati prelevati 31 campioni di sogliola comune (Solea vulgaris) in 5 aree al largo di Civitavecchia, Viareggio, Livorno, Lerici (La Spezia) e Genova. E i risultati sono preoccupanti, riferisce Greenpeace, soprattutto per quanto riguarda il mercurio: oltre il limite di legge nel 25% dei campioni (7 esemplari su 31).

“Alcune sostanze, come piombo e mercurio, possono interferire – spiega Vittoria Polidori responsabile campagna inquinamento di Greenpeace – con il normale sviluppo del cervello dei bambini e arrecare danni al sistema renale, oppure essere addirittura cancerogene”. “Solo due settimane fa denunciavamo un forte inquinamento da batteri fecali nel Santuario – sottolinea Giorgia Monti, responsabile campagna Mare di Greenpeace – oggi troviamo pesci contaminati. Stanno aspettando che l’area vada in malora per poter chiudere il Santuario senza rimorsi?”.

Ecco nel dettaglio il rapporto di Greenpeace: fra i risultati più allarmanti ci sono quelli relativi al mercurio, trovato oltre il limite di legge nel 25% dei campioni (7 su 31). La concentrazione massima di mercurio si è registrata in uno dei sei campioni di Civitavecchia ed è pari a 10 volte il tenore massimo consentito dalla legge. A Viareggio, la concentrazione del mercurio in un campione supera del doppio il limite massimo.

Il 7% dei campioni (due sogliole, entrambe pescate a Viareggio, su 30 campioni totali) hanno piombo oltre il limite di legge. Mentre in un campione, pescato a Lerici, la concentrazione di benzo(a)pirene (accertato cancerogeno per l’uomo) supera del doppio il limite di legge. A Livorno, invece, sono stati trovati i campioni con i valori più elevati del complesso dei sei Ipa cancerogeni (accertati o potenziali) testati nell’indagine.

Le possibili cause della contaminazione riscontrata sono diverse e per lo più riconducibili a fonti antropiche. Dalle foci fluviali che riversano in mare tutto ciò che le acque dei fiumi raccolgono sul loro percorso, alle molte aree portuali e ai numerosi siti industriali dislocati lungo la costa dell’alto Tirreno e del mar Ligure (impianti di produzione di energia, di smaltimento rifiuti e industrie chimiche).

I composti sono:  Idrocarburi Policiclici Aromatici (Ipa) componenti naturali del carbone e del petrolio, di cui alcuni sono probabili cancerogeni per l’uomo; Bisfenolo A (Bpa) sostanza pericolosa per il sistema ormonale usata nella fabbricazione di molte plastiche; metalli pesanti (piombo (Pb), mercurio (Hg) e cromo (Cr)) utilizzati in numerose applicazioni e pericolosi per il sistema nervoso e quello renale.

Le analisi sono state commissionate da Greenpeace al Dipartimento di Scienze Ambientali dell’ Università degli Studi di Siena, sotto la responsabilità della dott.sa Letizia Marsili. Sono 31 i campioni di sogliola prelevati fra giugno e inizio di luglio in otto punti di 5 aree fra l’alto Tirreno e il mar Ligure, al largo di Civitavecchia, Viareggio, Livorno, Lerici (La Spezia) e Genova. Il prelievo è stato effettuato da pescatori. A Civitavecchia i punti di cattura sono stati tre e due a Viareggio.

Entro ottobre 2011, il decennale della ratifica dell’Accordo da parte dell’Italia (Legge 11 ottobre 2001, n.391) Greenpeace chiede la pubblicazione dei primi risultati relativi alla lotta contro ogni forma di inquinamento e allo stato di conservazione delle popolazioni di mammiferi marini nel Santuario e, al ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, “un chiaro impegno di tutela”.