Usa, ambiente. Studio, allarme oceani, si rischia estinzione di massa

Pubblicato il 17 Gennaio 2015 - 18:58 OLTRE 6 MESI FA
Delfini nelPacifico

Delfini nel Pacifico

USA, SANTA BARBARA – Gli esseri umani sono sul punto di causare un’estinzione di massa senza precedenti negli oceani. Lo affermano gli scienziati dell’Universita’ della California a Santa Barbara, in uno studio pubblicato sulla rivista Science. “Potremmo essere seduti sull’orlo di un precipizio”, ha affermato Douglas J. McCauley, ecologo presso l’universita’ e autore della ricerca.

Le barriere coralline, per esempio, sono diminuite del 40% in tutto il mondo, e alcuni pesci stanno migrando verso acque piu’ fredde. Tra questi il ‘black sea-bass’, un tipo di branzino, che una volta era piu’ comune al largo della Virginia, ora si e’ spostato verso il New Jersey.

Inoltre, le emissioni di diossido di carbonio stanno alterando la chimica dell’acqua di mare, rendendola piu’ acida. Secondo gli studiosi, che hanno analizzato i dati provenienti da centinaia di fonti, a differenza dell’inquinamento della terra quello dei mari puo’ essere ancora fermato, e la catastrofe evitata. Rispetto a quanto accade sulla terraferma, infatti, gli oceani sono ancora in grado di recuperare la loro salute ecologica.

“Siamo fortunati in molti modi – ha spiegato il biologo marino della Rutgers University, Malin L. Pinsky, che ha collaborato allo studio – perchè l’impatto distruttivo dell’uomo sta accelerando, ma c’e’ ancora tempo per invertire la rotta”. Sulle valutazioni scientifiche riguardanti gli oceani pero’ incombono diverse incognite: per i ricercatori e’ molto piu’ difficile giudicare lo stato di salute di una specie che vive sott’acqua, in una estensione di migliaia di chilometri, rispetto a monitorare quelle sulla terraferma.

Non solo, poiche’ i cambiamenti degli ecosistemi oceanici potrebbero non riflettere le tendenze di tutto il pianeta. Il professor McCauley ed i suoi colleghi, tuttavia, sostengono che limitare l’industrializzazione degli oceani in alcune regioni potrebbe consentire alle specie minacciate di riprendersi in altre zone. Mentre Stephen R. Palumbi della Stanford University, un altro degli autori dello studio, ha spiegato di ritenere che “il nostro miglior partner per salvare l’oceano sia l’oceano stesso”.