Valanghe, il climatologo: “Colpa dell’aumento degli influssi caldi”

di redazione Blitz
Pubblicato il 28 Dicembre 2019 - 19:37| Aggiornato il 28 Febbraio 2020 OLTRE 6 MESI FA

Per il climatologo del Cnr l’aumento di valanghe è provocato anche dal riscaldamento climatico (Ansa)

ROMA  –  Le valanghe? Colpa dell’aumento degli influssi caldi. A dirlo è il climatologo del Cnr Antonello Pasini. Interpellato dall’agenzia Agi dopo la notizia della morte di due persone in Val Senales, mamma e figlia di 7 anni, Pasini ha spiegato: “L’aumento degli influssi caldi fa aumentare il rischio valanghe in montagna perché la neve è meno stabile. Per questo serve più cultura del rischio. Seguiamo i grandi vecchi che dicevano che la montagna va rispettata” invita l’esperto. 

Il riscaldamento globale, quindi, torna ad essere uno dei principali imputati di eventi come questo. “La temperatura sempre maggiore e la neve molto pesante – sottolinea Pasini – fanno sì che l’assestamento di questa neve sia meno stabile. A volte succede che nevichi per un’ondata di freddo e che poi, invece, ci sia un’ondata di caldo, e questo può provocare il fenomeno delle valanghe”.

“In alcune zone ci sono eventi precedenti – ricorda il climatologo – l’anno scorso nella zona di Asiago e nel bellunese ci fu la famosa tempesta Vaia e moltissimi alberi vennero sradicati. Tutti quei versanti ora sono a rischio valanghe perché non ci sono più gli alberi che hanno un’importante funzione di contenimento”.

La tempesta Vaia del 26-30 ottobre 2018 fu caratterizzata da un’alluvione con precipitazione di pioggia record e da un fortissimo vento di scirocco che, soffiando per diverse ore, provocò la morte di milioni di alberi con la conseguente distruzione di decine di migliaia di ettari di foreste alpine. La stima fu di 14 milioni di alberi abbattuti su una superficie di 41.000 ettari.

“A volte eventi climatici di tipo diverso possono impattare – prosegue Pasini – e in generale il passaggio da eventi molto freddi a eventi molto caldi favorisce episodi di tipo valanghivo. Ci sono alluvioni nelle valli e nevica 300 metri più su, e tutta quella neve poi diventa pioggia. Aumentano gli influssi caldi in particolare nell’area del Mediterraneo, basta vedere il caldo che abbiamo avuto a Natale…”.

Secondo Pasini “sulle Alpi difficilmente, nei prossimi decenni, sarà sostenibile un turismo sciistico sotto i 2 mila metri. Ci sono e ci saranno problemi per questo tipo di turismo”. Secondo Pasini “bisogna adattare il territorio a questa situazione, bisogna prestare attenzione al pericolo valanghe con difese di contenimento lungo i versanti delle montagne. Così come l’agricoltura pensa al cambiamento di colture, anche il settore turistico deve diversificare l’offerta. Magari – scherza, ma non troppo – pensare a portare le scarpe da trekking invece degli sci…”. Insomma, conclude: “Bisogna adattare il proprio territorio, ma anche la propria mentalità”. Rispettare la montagna, come dicevano i grandi vecchi. (Fonte: Agi)