Valanghe, Gajer (Soccorso Alpino): “Il vento una delle cause maggiori”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 31 Dicembre 2019 - 14:20 OLTRE 6 MESI FA
Valanghe, Gajer (Soccorso Alpino): "Il vento una delle cause maggiori"

La valanga che ha colpito la Val Senales (foto ANSA)

BOLZANO – “Quando ci si appresta a leggere un bollettino valanghe non ci si deve fermare al numero che indica il grado di pericolosità ma bisogna consultarlo in tutte le voci, una di esse è proprio il vento che sposta e accumula neve instabile. Se poi la temperatura aumenta di qualche grado, come accade nelle ore centrali delle giornata, e il pendio è più pendente è ovvio che tutto diventa più pericoloso. Spesso le tragedie, parlo per gli escursionisti, si verificano perché manca la cognizione del pericolo”. È quanto afferma in un’intervista all’AGI, Giorgio Gajer, presidente della delegazione altoatesina del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico. Un tema quello delle valanghe tornato di attualità negli ultimi giorni per gli incidenti con morti e feriti.

L’ultima tragedia risale a sabato 28 dicembre. Una slavina di grandi dimensioni ha ucciso una donna e mamma di 35 anni, sua figlia di 7 e un’altra bambina sempre di 7 anni. Vittime di nazionalità tedesca che si trovavano per le vacanze di Natale sulle montagne della Val Senales ai confini con l’Austria, nei luoghi che nel settembre del 1991 portarono alla luce la mummia del Similaun (il famoso Oetzi), il nostro antenato risalente a 5300 anni fa. Sull’incidente la Procura della Repubblica di Bolzano ha subito aperto un’inchiesta ponendo sotto sequestro la pista dove è caduta la valanga, acquisendo materiale e iscritto cinque persone sul registro degli indagati con la formale accusa di omicidio colposo plurimo e disastro colposo. 

“Il forte vento in quota sposta molto velocemente la neve che, non compattata e quindi instabile, rischia di scivolare – dice Gajer –. Quel maledetto sabato in Val Senales c’era un vento attorno ai 70-80 chilometri orari. Proprio a causa queste raffiche in Alto Adige molti impianti (funivie, cabinovia e seggiovie, ndr) vengono temporaneamente fermati. Sul piano della sicurezza credo che giornalmente il responsabile di ogni singolo impianto, in base ai bollettini che vengono diramati, valuti con serenità se  la pista può essere aperta o meno. Indagati? È normale che la Procura chieda chiarimenti e voglia fare luce. Il distacco delle slavine può essere causato da sciatori o escursionisti che si trovano nella parte superiore e con il semplice passaggio taglia la neve che immediatamente di stacca. Per esempio, la tragedia dell’albergo Rigopiano trova le cause nel mancato rispetto delle norme di sicurezza: in quel luogo non doveva essere costruito nulla”.

Giorgio Gajer, recentemente ricevuto dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con una delegazione del Soccorso Alpino e Speleologico di tutta Italia, parla dell’attrezzatura da portare nello zaino. “In Val Senales la valanga è caduta su una pista ma, rivolgendomi anche a chi affronta gite con le ciaspole, serve una corretta attrezzatura – avverte Gajer –. L’Artva (apparecchio di ricerca in valanga) acceso è  fondamentale. Adesso ci sono aziende che forniscono scarponi, giacche e caschi dotate del sistema Recco (tecnologia avanzata per ritrovare tempestivamente persone sepolte nella neve)”.

Nell’affrontare la montagna, dalle singole passeggiate alle grandi imprese, il presidente del Soccorso alpino altoatesino ricorda che, “nessuno è immune, accade anche agli esperti ma è importante avere il senso della rinuncia se le condizioni fisiche o meteo cambiano” aggiungendo che “la montagne non è assassina, è sicuramente severa della quale bisogna avere sempre rispetto”. “Non bisogna creare allarmismi, le piste sono monitorare, c’è il senso di responsabilità da parte dei gestori degli impianti ma è necessaria la massima attenzione”, afferma Gajer che in Alto Adige può disporre di 700 volontari (900 sono quelli del Bergrettungsdienst dell’Alpenverein, il club alpino sudtirolese).

Snocciolando alcuni numeri con i dati forniti dall’Aieva (l’Associazione interregionale sulle valanghe), Gajer sottolinea che “negli ultimi dieci anni la media annuale di vittime da valanghe è di 26 per un totale di 260 dal 2009 e l’inverno peggiore, il 2016-2017, ha registrato 49 morti, di cui 29 a Rigopiano”.

Fonte: AGI.