Veneto si uccide abbuffandosi di case: aumento cubatura fino a 200 m di distanza

di redazione Blitz
Pubblicato il 2 Dicembre 2013 - 12:20 OLTRE 6 MESI FA
Il Veneto si uccide abbuffandosi di case

Luca Zaia, presidente del Veneto

VENEZIA – La Regione Veneto si uccide abbuffandosi di case: lo certifica il nuovo Piano Casa, varato dalla giunta Zaia, che consente di ampliare la cubatura in deroga fino a 150 mc, con premi volumetrici fino all’80% per le soluzioni con tecniche di bioedilizia. Un piano che, innanzitutto, viene imposto ai 581 comuni veneti d’imperio, senza alcuna possibilità di aggiustamenti locali. Una vera e propria “offesa al territorio” secondo Gian Antonio Stella che prova a mettere insieme alcuni dati sul Corriere della Sera.

Il piano prevede, infatti, fino al maggio 2017 una norma che toglie ai Comuni la possibilità di limitare o escludere l’applicazione del piano casa nei centri storici, nonché di operare in deroga alle norme urbanistiche ordinarie e in deroga ai piani urbanistici e ai piani ambientali dei parchi regionali anche se in questo caso è necessario il parere vincolante della Soprintendenza.

Ma la regola più stupefacente, secondo Gian Antonio Stella, è che gli ampliamenti potranno essere realizzati “anche su un lotto adiacente, sino a 200 metri di distanza dall’edificio principale e su un diverso corpo di fabbrica”.

Fa specie, osserva Stella, che il Piano sia stato votato a maggioranza in una Regione dove, fino a qualche anno fa, l’allora governatore berlusconiano, Giancarlo Galan andava lamentando: “Basta col cemento”. Lo stesso era stato ribadito un anno fa da Luca Zaia: “Nel Veneto si è costruito troppo, non possiamo continuare così. È necessario fermarci. Questo vale per i capannoni industriali, ma a maggior ragione per le abitazioni. È assurdo continuare ad approvare nuove lottizzazioni quando esistono già abbastanza case per tutti”.

Eppure la Giunta da lui presieduta ha varato un piano che ha fatto drizzare i capelli persino ai sindaci leghisti. Sì perché, come riporta Stella, a loro per primi è preclusa la possibilità di intervenire dinanzi a qualsiasi genere di scelleratezze edili.

Come quello di Cortina Andrea Franceschi e di Asiago Andrea Gios, che pur essendo di destra avevano già dato battaglia contro il piano precedente portando il caso, ad esempio, di paesi come Roana (79% di seconde case), Gallio (82%) o Tonezza, dove le case abitate tutto l’anno sono solo il 13%. Con enormi problemi di gestione del territorio.

C’è chi lo ha ribattezzato “piano scempi” e chi prevede scenari da Far West urbanistico. Il piano ha ottenuto il via libera con 28 voti a favore e 17 contrari, nonostante gli appelli preoccupatissimi dell’Istituto Nazionale di Urbanistica e delle associazioni ambientaliste, nonché di tutte le correnti politiche e super-partes. Osserva Stella:

Che razza di federalismo è se toglie ai sindaci la possibilità di opporsi a eventuali nefandezze e consente a chi vuole non solo di aumentare liberamente la cubatura in deroga ai piani regolatori ma anche di trasferirla, udite udite, in un raggio di 200 metri? Che la crisi pesi sul mattone, per carità, è ovvio. Ma può essere il «vecchio» cemento la soluzione?