Venezia, la Cassazione: “Le valli di pesca della laguna veneta sono dello Stato”

Pubblicato il 18 Febbraio 2011 - 18:18 OLTRE 6 MESI FA

VENEZIA – Le valli da pesca della laguna di Venezia sono un bene demaniale, quindi pubblico, e i concessionari non ne possono pretendere la proprietà. E’ quanto stabilisce una sentenza della Cassazione, che mette la parola fine ad una contesa giudiziaria iniziata nel 1994.

I giudici hanno accolto la tesi dell’avvocato dello Stato Franco Lettera, stabilendo, per la prima volta, che la questione riguardante la proprietà delle valli da pesca debba essere esaminata sulla base dei dettami costituzionali, in particolare quelli che riguardano ”la realizzazione degli interessi fondamentali indispensabili per il compiuto svolgimento dell’umana personalità”.

Per la suprema corte, le valli da pesca, attualmente gestite nella laguna di Venezia da una ventina di concessionari, ”configurano uno dei casi in cui i principi combinati dello sviluppo della persona, della tutela del paesaggio e della funzione sociale della proprietà trovano specifica attuazione, dando origine ad una concezione di bene pubblico, inteso in senso non solo di oggetto reale spettante allo Stato, ma quale strumento finalizzato alla realizzazione di valori costituzionali”.

La Corte di Cassazione sottolinea, tra l’altro, che ”la demanialità naturalmente acquisita da tempo immemorabile con l’espandersi delle acque lagunari non può cessare per effetto di mere attività materiali eseguite da soggetti privati, sia pure nell’inerzia o con la tolleranza degli organi pubblici”.

La titolarità dello Stato come Stato-collettività, si rileva nella sentenza, ”non è fine a se stessa e non rileva solo sul piano proprietario” ma comporta ”gli oneri di una governance” che renda effettive le varie forme di godimento e di uso pubblico del bene”. Le valli da pesca hanno, dunque, una funzionalità e una finalità pubblica, trattandosi di ”bacini di acqua salsa o salmastra che almeno durante una parte dell’anno ben possono comunicare liberamente con il mare, seppure con l’azionamento dei meccanismi idraulici approntati dai privati”.

Fra i proprietari delle valli da pesca della laguna vi sono anche noti imprenditori veneti che da diverse generazioni si tramandano una sorta di tradizione di famiglia. Le società che gestiscono le valli nel corso degli anni hanno fatto investimenti notevoli per realizzare riserve di pesca e caccia o aree dedicate a coltivazioni tipiche.

Della questione si era occupato nei giorni scorsi, tra gli altri, anche il senatore veneziano Felice Casson, che aveva definito ”un regalo” del governo ai ricchi industriali veneti l’inserimento nel decreto milleproroghe di un articolo che classificherebbe, secondo l’esponente del Pd, le valli da pesca come ”proprietà privata”. L’articolo recita: ”Fino alla completa realizzazione dei trasferimenti della legge 85 del maggio 2010, l’autorità competente provvede alla ricognizione limitatamente ai terreni agricoli e alle valli da pesca della laguna di Venezia, dei compendi già di proprietà privata in quanto costituiti da valli arginati alla data di entrata in vigore dell’articolo 28 del codice della navigazione”.

Questo significa, secondo Casson, che quegli spazi di laguna verrebbero assegnati alla proprietà privata. Per questo il parlamentare ha presentato un emendamento in Senato per chiedere lo stralcio dell’articolo. Contrari all’ipotesi che lo Stato rinunci alla proprietà delle valli si sono sempre dichiarate anche le associazioni ambientaliste, a partire da Italia Nostra, sottolineando ”la vitale importanza delle valli per l’intero sistema lagunare”.

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