Venti più forti, onde più alte: i mari sono cambiati

di redazione Blitz
Pubblicato il 3 Maggio 2019 - 11:01 OLTRE 6 MESI FA
Venti più forti, onde più alte: i mari sono cambiati

Venti più forti, onde più alte: i mari sono cambiati

ROMA – Venti sempre più forti e onde sempre più alte: anche questa è una conseguenza del riscaldamento globale. A dirlo è uno studio condotto dai ricercatori dell’Università di Melbourne, in Australia, e pubblicato su Science. 

 

Gli scienziati hanno analizzato i dati raccolti da 31 diversi satelliti in 33 anni, dal 1985 al 2018, nell’oceano antartico, dove gli eventi estremi stanno diventando ancora più marcati. 

Dai dati relativi a circa 4 miliardi di osservazioni i ricercatori hanno delineato due tendenze relative a venti e onde. La velocità dei venti, infatti, è aumentata di uno/due centimetri per secondo nella maggior parte del monto dal 1985, con conseguenze anche sull’altezza delle onde del mare, cresciute di 0,3 centimetri. 

Nell’oceano antartico, spiega Repubblica, nel 2018 una boa ha misurato una onda di 24 metri, la più alta mai registrata nell’emisfero australe. In quella zona la velocità del 10% dei venti è aumentata di 5 centimetri per secondo ogni anno, mentre l’altezza del 10% delle onde più alte è aumentata di un centimetro all’anno, per un totale di 30 centimetri dal 1985.

Mutamenti che, se continueranno nel futuro, avranno un impatto notevole, sottolinea Ian Young, uno degli autori della ricerca, che sostengono ci sia un legame di questi cambiamenti con il riscaldamento globale, anche perché proprio nell’oceano antartico gli effetti del cambiamento climatico sono più evidenti. 

Ma se si credesse che riguardano solo quella zona ci si sbaglierebbe, come spiega a Repubblica Sandro Carniel, oceanografo del Cnr-Ismar e autore di “Oceani, il futuro scritto nell’acqua” (Hoepli): “Sono aree collegate in modo molto più diretto di quanto si creda al clima delle medie latitudini. Si tratta di regioni chiave per la circolazione atmosferica e oceanica, dove di fatto avviene il controllo della stabilità climatica dell’intera Terra”. (Fonti: Science, Repubblica)