Premessa
Il popolo romano ad agosto è colpito da un virus: il virus da fuga.
Solo qualcuno, forse perché romano solo d’adozione, non risente di questa malattia che colpisce ciclicamente ogni anno la popolazione della città eterna.
L’Urbe si svuota dei residenti che lasciano il salotto cittadino libero per le feste dei turisti. Per le strade del centro lingue straniere, solo qualche accento romanesco.
Storiella.
Aveva passato la giornata con l’amica, al fresco dell’appartamento nel cuore della città e solo al calar del sole volle mettere il naso fuori.
La città di giorno era ardente.
Le due percorsero le scale e l’androne immersi nella penombra e nella frescura custodita dalle antiche e spesse mura. Spalancarono il portone e furono investite dal caldo, dal sole radioso del tramonto e da una magnifica visione, seppure una visione di schiena.
La bella nuca bruna che emergeva dalla candida camicia, si girò, e la prospettiva frontale non deluse le aspettative fornite dal retro.
“Scusi, – le fece il bellissimo esemplare- sa dov’è piazza del “Figo?”
La risposta inevitabile e spontanea le lampeggiò nella testa.
Un attimo prima che la lingua articolasse le parole dettate dalla mente presa in ostaggio dai suoi ormoni, un lampo di raziocinio le impose contegno ma le concesse sfogo in una irrefrenabile risata.
L’amica e l’imprevisto accompagnatore decisero di imitarla: la prima per una ragione precisa, il secondo forse solo per partecipare.
“Perché ride? Cerco solo piazza del FI-GO!” – Fece di nuovo il bel soggetto abbronzato scandendo le parole come per farsi capire meglio.
La breve pausa che le due si erano concesse per riprendere fiato perciò terminò: quasi si strozzarono sentendolo ripetere la domanda.
“Cos’ho detto?” Continuò il bel tipo col suo accento straniero.
La risata di lei divenne tanto incontrollabile e forte che cominciò a tossire. Tra riso e tosse non riusciva a proferir parola. Ormai quasi senza respiro, intravide la salvezza nella vicina fontanella. Piegata su se stessa, seguita dall’amica che l’affiancava piegandosi anche lei per poterle parlare e dal forestiero che, per puro spirito di solidarietà, a tratti si piegava anche lui, si diresse a quella fonte d’acqua per dare ristoro alla sua gola scossa da tanto movimento.
La piccola e ricurva carovana giunse a destino. Lì tutti ricordarono di avere molto in comune con l’homo sapiens e ripresero la posizione eretta.
Dopo qualche sorso del trasparente liquido ristoratore, accompagnato da respiri profondi interrotti da brevi moti di riso, finalmente un po’ di silenzio nel vicolo!
Un’ultima sorsata ed i polsi sotto l’acqua fresca avevano smorzato il principio d’incendio che aveva minacciato il suo corpo, unica causa l’autocombustione, complice la calura, non solo quella climatica.
“Allora, questa piazza del Figo?” Fece quella divina apparizione con un sorriso che fece alzare bandiera bianca a lei ed a tutti gli esseri viventi femminili che passavano di lì, visibili ed invisibili.
Il puttino della fontana di Villa Sciarra non avrebbe potuto dare più forza alla fuoriuscita dell’acqua dalla sua bocca e la splendida creatura seppe com’era bello essere innaffiati nella canicola estiva sotto il bel sole romano.
“Fa caldo, vero?” – Riuscì a dire lei all’uomo ridotto al silenzio: una grossa goccia d’acqua gli cadeva dai capelli inzuppati e gli scivolava sul naso.
Recuperata la favella: “Scusatemi, io non parlo tanto bene l’italiano, ma voi forse sapete dove si trova piazza del “Figo?”- Continuò imperterrito.
– “E dove vuoi che si trovi se non dove poggi i tuoi piedi?” –Avrebbe voluto dire lei – “Non cercare altrove, fermati qui con noi, su questo suolo che hai beneficato con la tua presenza! Sappi che ci siamo, che siamo veramente nel magico luogo!”
Ed invece: “Ma è sicuro di non essere già nella piazza che cerca?- Ribatté cantilenando, sotto evidente ipnosi estatica.
Lui la guardò stralunato.
“Qui? Questa?– Fece quel portatore di consolazioni inaspettate guardando la targa di marmo sulla quale stava inciso a chiare lettere “Piazza San Salvatore in Lauro” – Ma mi hanno detto che è una piccola piazza e questa qui è grande, e poi qui c’è scritta un’altra cosa”. Proseguì lui sempre più spaesato.
“E si vede che è ora di rinominare la piazza e di cambiare la vecchia targa! “ – Disse lei con un sorriso ebete e la voce affievolita da un principio di svenimento, non solo a causa dell’afa.
E lo straniero, totalmente disorientato: “Vi prego, se lo sapete, ditemi dove si trova questa piazza, lì ho un importante appuntamento di lavoro!”
Lei diede un’occhiata ai sanpietrini, caldi e puliti: lui avrebbe gradito starvi disteso, benché gravato da un dolce peso? La strada era deserta e l’amica avrebbe battuto in ritirata all’inizio delle operazioni.
Poiché era l’unica alternativa possibile a quello che avrebbe voluto fare, lei ricominciò a ridere: lo sguardo dell’uomo sempre più interrogativo.
“Vi giuro che la piazza del Figo esiste davvero!- Rispose quella magica visione, protagonista inconsapevole di un film erotico.
“Ne sono sicura e non lo metto in dubbio! Ma io non la conosco, sennò ci andrei tutti i giorni!”
“Ma mi hanno detto che è da queste parti!” Insistette lui.
“Io ci credo che è da queste parti! – Ribatté lei mentre nella sua mente prendevano forma immagini inesprimibili ed i suoi pensieri si perdevano in un nuovo eden cittadino abitato solo da lei e dal bel maschio terrestre.
Un sospiro rassegnato le venne fuori prepotente: l’uomo, invece di guardare a lei, novella Eva, si guardava intorno alla ricerca di ben altro che la prosecuzione della specie.
Lo smarrimento dell’anomalo Adamo la fece rinsavire per qualche momento.
“Sicuramente non è troppo lontano da Lei, ma se non è questa, allora non so dirle dov’ é”. – Proseguì lei affidandosi a S. Ignazio di Loyola affinché i pensieri che le dilettavano la mente non si tramutassero nelle parole che affioravano sulle sue labbra quanto più il tizio le parlava e si avvicinava.
“Le consiglio di rivolgersi a qualcun’altro per avere informazioni più attendibili. Forse è meglio chiedere ad un uomo” -, concluse infine lei.
– “Ad un uomo? Perché ?”
– “Sa, noi donne subiamo l’influenza di magiche ed improvvise visioni che ci distraggono!”
I capelli gocciolanti, la camicia ed i pantaloni chiari con grosse chiazze d’acqua, l’uomo sembrava reduce da una performance sportiva involontaria di cui si stava ancora chiedendo il perché.
– “Ha un appuntamento di lavoro, ha detto? Vuole venire su in casa a darsi una sistematina?” Fece lei dopo essere riuscita a riprendere faticosamente contatto con la realtà circostante.
Lui si guardò gli abiti, si passò la mano tra i capelli con un gesto che provocò in lei ripetuti e profondi sospiri, e: “Sì, forse ho bisogno di una doccia”.
– “Potremmo fare un buco nella parete del bagno prima di lasciarvelo entrare, che ne dici?” Fece lei all’amica salendo le scale nell’androne.
– “Non farmi venire strane idee!”
– “Ti pare un’idea strana? Perché? ”
– “Se ne accorgerebbe!”
– “Dici proprio che non si può fare? Ho visto un trapano da qualche parte!”
– “Da quale parte, nei suoi pantaloni?”
– “Io? Ma non ci ho pensato minimamente”
– “Massimamente però ci hai pensato!”
– “Era solo per accertarmi che fosse tutto in regola!”
– “In regola per cosa?”
– “Scusa, non ti pare un segno del destino quest’incontro?”
– “Che segno?”
– “Il segno che dobbiamo conoscerlo meglio!”
– “Dobbiamo? Tutt’e due?”
– “Diciamo che il segno del destino riguarda me!”
– “Perché?”
– “Perché sono stata io a ridurlo in condizioni da costringerlo a farsi una doccia!”
– “Quale libro consulti per queste interpretazioni dei segni?
– “Quello dei segni a mio favore!”
Arrivarono al portoncino dell’appartamento.
Lei in un sospiro pronunciò: “Seguiamo il destino!”
“Destino? Cos’è il destino?”- Chiese lo straniero.
“E’ il fato!” – Chiarì l’amica.
“Ah, sì, ho capito, la fata!”- Ribatté l’uomo d’oltre confine.
“Appunto! Stavo dicendo che lei – fece l’amica indicando l’innaffiatrice sconsiderata – è una fata: farsi venire l’idea di invitarLa a rimettersi in ordine in casa nostra!”
“Si, si! E’ vero! Una fata! Grazie, grazie!” – Fece l’uomo imbarazzato e imbambolato.
-“Non ci posso credere! – Le fece l’amica sottovoce- Ti sta ringraziando dopo che tu stessa lo hai ridotto in questo stato!”
– “Vedi? Il destino ha cominciato il suo corso…”.
-“Devo ammettere che l’hai intuito bene… questo destino” – Rispose l’altra noncurante guardando con la coda dell’occhio quell’ appiglio sicuro per single in forzata astinenza che si sbottonava la camicia mentre entrava nel bagno.
-“Che dici? Vorrà un po’ di gelato?”
-“Beh, glielo prepariamo per quando esce”.
-“Forse è il caso che glielo porti subito nel bagno, qui potrebbe sciogliersi!”
-“In cinque minuti con l’aria condizionata a venti gradi?”
-“Beh, effettivamente non c’è bisogno. Può mangiarlo quando esce, se gli va…però ha bisogno sicuramente del phon per asciugare i vestiti!” – E si precipitò a bussare alla porta del bagno per offrire il suo aiuto a trovare l’oggetto forse nascosto in un posto perduto.