Aids, quasi bloccato il contagio: le terapie precoci riducono il rischio del 96%

Pubblicato il 13 Maggio 2011 - 12:43 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Un trattamento molto precoce delle persone sieropositive con farmaci antiretrovirali riduce del 96% il rischio di trasmissione del virus Hiv, responsabile dell’Aids, al partner sano. E’ il risultato, definito dagli esperti molto rilevante, di un ampio studio clinico statunitense pubblicato oggi e finanziato dall’Istituto nazionale Usa per le malattie infettive, diretto da Anthony Fauci. Lo studio clinico e’ stato condotto su 1.763 coppie ed e’ noto come ‘HPTN 052′. La ricerca sarebbe dovuta terminare nel 2015, ma i ricercatori hanno deciso di rendere noti i risultati in anticipo rispetto alla date prevista di termine della ricerca tenuto conto dell’alta efficacia dimostrata dal trattamento. Secondo lo studio, dunque, gli antiretrovirali eliminerebbero, praticamente, il rischio di trasmissione del virus. ”Questo studio clinico – ha commentato Fauci – dimostra in modo convincente che trattare soggetti sieropositivi con farmaci antiretrovirali al piu’ presto puo’ avere un impatto fondamentale per ridurre la trasmissione del virus Hiv”.

Lo studio ha dunque dimostrato che cominciare un trattamento con antiretrovirali immediatamente, invece di attendere l’evoluzione della malattia, porta ad una riduzione del 96% del rischio di trasmettere il virus Hiv da una persona infetta ad un partner sieronegativo. ”I precedenti dati che mostravano il potenziale dei farmaci antiretrovirali nel rendere meno infettivo un soggetto sieropositivo nei confronti dei partner – ha inoltre sottolineato Fauci – provenivano unicamente da studi osservazionali o epidemiologici”. Secondo il direttore del dipartimento Malattie Infettive dell’Istituto Superiore di Sanita’, Gianni Rezza lo studio ”e’ una conferma definitiva di dati in parte noti: i farmaci anti hiv riducendo la carica virale sia a livello del plasma sia nello sperma e nei liquidi vaginali abbattono il rischio di trasmissionbe dell’infezione”. ”Questo dato – aggiunge Rezza – a livello globale di comunita’ indica che si potrebbe usare questa terapia anche come prevenzione. Tuttavia a livello pratico e’ difficile applicarla non solo in termini operativi ma anche di costi; e una cura del genere potrebbe non essere idonea a lungo termine. Occorre dunque cautela nell’utilizzarla come strumento preventivo di massa”. Infine si deve ricordare, spiega l’esperto, che per la prevenzione individuale ci sono comportamenti e strumenti come astinenza e condom che sono efficaci nel evitare di infettarsi.