Attacco Anonymous al sito del Vaticano svelato dal New York Times

Pubblicato il 28 Febbraio 2012 - 17:21 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Anonymous ha attaccato il sito del Vaticano lo scorso agosto, anche se i risultati non sono stati quelli sperati dagli hacker. Lo scrive il New York Times, raccontando i dettagli della cosiddetta “Operazione Farisei”, con riferimento alla setta esistente all’epoca di Gesù Cristo e divenuta sinonimo di ipocrisia.

La fonte su cui si basa l’articolo del New York Times è il rapporto di una ditta di sicurezza informatica, la Imperva, azienda con sede a Redwood, in California.  Nonostante l’attacco al Vaticano non sia stato raccontato dalla stampa, ha visto coinvolti molti cyberattivisti, sia sui siti specializzati sia sui social network più comuni come Facebooke  Twitter.

Dopo una prima fase di mobilitazione online, gli Anonymous hanno arruolato dei giovani per tentare un attacco DoS per inondare il sito di traffico, cercando di mandarlo così in crash. Anche in questo caso, sostiene il rapporto di Imperva, l’attacco è fallito. Ma conferma i modi di “guerriglia” degli hacker e la loro linea anti-religiosa inaugurata nel 2008 con l’attacco al sito della “Chiesa” di Scientology.

Imperva era stata scelta dal team di sicurezza del Vaticano come subappaltatore per bloccare e registrare l’attacco. I suoi dirigenti hanno spiegato che i cyberattivisti, o “criminali”, come vengono definiti, seguono una calendarizzazione ben precisa per i loro attacchi, con scadenze dettagliate

Il piano dell’attacco, ideato inizialmente da alcuni hacker dell’America Latina, avrebbe dovuto culminare con la papa di Benedetto XVI a Madrid nell’agosto del 2011 per la Giornata Mondiale della Gioventù, evento internazionale che ogni due anni richiama oltre un milione di giovani cattolici da tutto il mondo.

All’inizio gli hacker hanno cercato di abbattere un sito web creato dal Vaticano proprio per promuovere la Gmg, gestire le registrazioni e vendere gadget. Il loro obiettivo, spiegano i messaggi postati su YouTube, era quello di distruggere l’evento e attirare l’attenzione sugli abusi sessuali da parte di sacerdoti. I video, che sono stati visti oltre 77mila volte, costituiscono un attacco verbale al Papa e ai giovani che “hanno dimenticato gli abomini della Chiesa cattolica”.

Gli Anonymous hanno invitato i volontari a preparare “le armi” per l’attacco che doveva svolgersi dal 17 al 21 agosto del 2011. Sul loro profilo Facebook hanno chiesto agli iscritti di scaricare un software gratuito per l’attacco: sullo stesso profilo gli Anon hanno pubblicato immagini del Papa seduto su un trono dorato con ai lati bambini che morivano di fame.

E dopo due settimane di reclutamento è cominciata la caccia ai punti deboli del sito del Vaticano. Il primo giorno, il DoS attack ha portato il sito a moltiplicare per 28 volte il normale traffico al sito del Vaticano, il giorno successivo fino a 34. Ma i risultati non sono stati quelli che gli Anon cercavano.

Il Vaticano ha rifiutato di commentare l’attacco, ma in una e-mail apparentemente destinata ad un collega, ma poi di fatto inviata ad un giornalista, un funzionario della Chiesa citato dal New York Times ha scritto: “Non credo che convenga rispondere ai giornalisti sugli attacchi reali o potenziali”.