L’Italia ha meno laureati del Cile. I “vizi” dell’università secondo Giuseppe Bedeschi

Pubblicato il 1 Febbraio 2011 - 13:30 OLTRE 6 MESI FA

Giuseppe Bedeschi per il Corriere della Sera ricorda i mali dell’università italiana, quella che produce meno laureati del Cile e che non sfoggia proprio salute.

Ma da dove viene questa crisi dei nostri atenei? Calano le iscrizioni, si immatricolano sempre meno diplomati e l’idea di continuare gli studi non piace più ai ragazzi.

Se nel 2003 i diplomati che si iscrivevano all’università erano il 74,5%, nel 2008-2009 sono scesi al 66%, come aveva fatto notare il Comitato Nazionale per la valutazione universitaria.

“Per quanto riguarda gli ultimi anni c’è in primo luogo, naturalmente, la crisi economico-finanziaria internazionale che anche noi stiamo attraversando. Ma la crisi economica rende soltanto più pesanti alcuni vecchi vizi tipici dell’università italiana”, fa notare Bedeschi.

Quello che prospetta è uno scenario di ” decadenza e il degrado del nostro sistema universitario. Si tratta di una situazione prodotta in primo luogo da una illusione di promozione sociale: parecchi giovani, con le loro famiglie, pensano che la laurea, il «pezzo di carta» , darà loro il diritto di accedere a un posto ben remunerato (in ogni caso remunerato in misura superiore rispetto a un mestiere manuale). Ma molti di questi giovani, dopo essersi iscritti, abbandonano poi l’università, per disaffezione e mancanza di interessi, mentre quelli che riescono a laurearsi conseguono un titolo del tutto vuoto di contenuti culturali e scientifici (perché perseguito per soli motivi di carriera, scalando i vari gradini dell’ «esamificio»”.