Il predicatore Moggi ci invita a riflettere. Dunque, riflettiamo

Luciano Moggi

Venerdì santo, ovvero giornata di astinenza e penitenza.  Per Luciano Moggi, ex dirigente della Juventus condannato dalla giustizia sportiva e sotto processo a Napoli, è anche giorno di riflessione. A dover pensare, stando a quanto spiega Moggi, non è però l’ex direttore generale della Juventus ma tutti noi che abbiamo creduto e continuiamo a credere che Calciopoli non sia stata una montatura ma una vergogna.

Moggi, quello che nonostante la condanna a cinque anni di squalifica con proposta di radiazione ha continuato a pontificare come se niente fosse, ci invita a riflettere e noi, per quanto vale, riflettiamo.

Riflettiamo sul fatto che questo ex dirigente  è stato uno dei principali distruttori del giocattolo calcio. Ha preso in mano uno sport e ha lasciato macerie. Non è il solo, non sarà l’ultimo: ma indubbiamente è uno di quelli che l’ha fatto. Il calcio italiano, oggi, vale poco in Europa e rischia di perdere un posto in Champions. Non è certo principalmente colpa sua ma Moggi il suo piccolo mattoncino l’ha messo. Come? Distruggendo la Juventus, sportivamente, come immagine e sul piano economico.  Se i bianconeri sono stati spediti in serie B è principalmente colpa sua. Tutto il resto viene dopo: rimontare una squadra non è un gioco, servono tempo e competenza. La Juve quattro anni dopo il percorso non lo ha ancora finito e in Europa l’Italia arretra anche per questo.

Riflettiamo sul fatto che Moggi, con le sue manovre, ha distrutto la credibilità del calcio italiano che già di suo non era il massimo, ma Big Luciano gli ha dato una bella spinta in discesa. Non bastavano gli scandali sulle scommesse e i presidenti presi con la valigia piena di contanti in mano. Ci voleva il più grande scandalo della storia dello sport europeo e Moggi ha pensato bene di esserne l’artefice principale.

Riflettiamo sul fatto che Moggi lavorava nel calcio e come passione aveva quella di collezionare schede telefoniche per cellulari. Perché, se come sostiene, non ha utilizzato i telefoni per falsare i campionati allora il collezionismo resta l’unica spiegazione alternativa possibile. Strano, però, i collezionisti non regalano a destra e sinistra gli oggetti che amano. Moggi sì. Un galantuomo.

Riflettiamo e ricordiamo che anni prima di Calciopoli il presidente della Roma Franco Sensi sbottò e disse, riferendosi a Moggi & Co: “Sono un’associazione a delinquere”. I giornali sportivi, troppo presi dai loro “bacini d’utenza” non la presero benissimo e scrissero che Sensi andava fatto tacere. Riflettiamo e vediamo che anni dopo Franco Sensi non c’è più e che i signori che apostrofava sono sotto processo proprio per associazione a delinquere.

Riflettiamo anche sul fatto che una parte dei tifosi juventini ancora credono a Moggi. Sia chiaro, i tifosi sono le vittime di quello che è successo. Riflettiamo e pensiamo che se Moggi avesse raccontato tutta la verità da subito teorie complottiste e divisioni sul nulla non ci sarebbero state. Riflettiamo sul fatto che ha perso una grande occasione per salvare il salvabile.

Riflettiamo sul fatto che, se davvero dovesse entrarci anche l’Inter non ci sarebbe nulla di consolante. Anzi. Riflettiamo e sospettiamo che il movente di Moggi nel coinvolgere Moratti & Co non sia esattamente l’amore di verità. Detto questo,  riflettiamo e scopriremo che vogliamo davvero sapere chi sono tutti i coinvolti: siano l’Inter, la Roma, l’Albinoleffe o lo Squinzano fa lo stesso. Perchè riflettendo pensiamo che tutto possa ripartire davvero solo se la pulizia è totale.

Moggi ha detto: “O tutti colpevoli o nessun colpevole”. Riflettiamo e ci permettiamo di non essere d’accordo. Se le indagini si dimostreranno incomplete allora varrà la pena di approfondirle e processare tutti. Ma in nessun caso sarà accettabile un verdetto che dica “nessun colpevole”. Sarebbe l’ennesimo schiaffo a chi il calcio ha continuato a seguirlo nonostante Moggi.

Riflettiamo sul fatto che quando sono uscite le intercettazioni e la Juve ha vinto lo scudetto poi revocato a tavolino Moggi, in lacrime disse che il calcio non sarebbe stato più il suo mondo. Riflettiamo sul fatto che tanti, in quei giorni, speravano fosse davvero così. Riflettiamo, però,  e ricordiamo inviti per parlare di etica sportiva e una serie di richieste, tutte da società amiche di quella Juventus, a tornare nel calcio.

Riflettiamo e concludiamo che il mondo del calcio continua a non essere un granché ma, a conti fatti, difficilmente migliorerebbe con un ritorno di Moggi.

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