Consulente tv: “Accordo con Berlusconi per campagne pubblicitarie di favore”

Pubblicato il 8 Aprile 2010 - 15:16 OLTRE 6 MESI FA

Ha raccontato di aver stretto nel 2000 un accordo di massima con Silvio Berlusconi, Massimo Momigliano, ex consulente di Italia7, nel processo milanese per il fallimento di Hdc, la holding della comunicazione che faceva capo a Luigi Crespi, il sondaggista, ora imputato con altre diciotto persone, inventore del famoso “contratto con gli italiani” di Berlusconi.

L’accordo, ha spiegato Momigliano, poi si concretizzò con “trecento ore di programmazione di film del magazzino Mediatrade sulla nostra emittente, venduti a noi a prezzi di favore”, in cambio di una agevolazione “nelle campagne pubblicitarie”, anche elettorali. Rispondendo alla domande del pm di Milano Laura Pedio, il consulente ha spiegato che “nel 2000, se ben ricordo, incontrai di persona Berlusconi” nel corso di un festival, chiedendo a lui di poter ottenere “a buoni prezzi” alcuni film “del magazzino di Mediatrade e lui mi spiegò che se ne sarebbe interessato”.

Al pm che gli chiedeva se con Berlusconi avesse stretto un accordo di massima che prevedeva la cessione di film a prezzi di favore, in cambio di agevolazione nelle campagne pubblicitarie, anche elettorali, su Italia7, Momigliano ha risposto: “Sì, c’é stato un accordo”. Nel processo ha anche testimoniato Sandro Parenzo, patron di Telelombardia e Antenna 3, che ha spiegato di aver telefonato direttamente a Berlusconi, tra la fine del ’99 e l’inizio del 2000, per fargli presente che Telelombardia non riusciva ad acquistare i film nella disponibilità del gruppo Mediaset, come facevano altre reti, tra cui Italia7. Parenzo ha spiegato, inoltre, che ci fu un “indennizzo per questo danno commerciale”, fissato in “500 milioni di lire”, e pagato da una società di Luigi Crespi che “acquistò” spazi pubblicitari per quella cifrà, pagandoli a Telelombardia e Antenna 3.

“Ho capito che c’era un trattamento diverso per noi rispetto ad altri – ha chiarito Parenzo – perché quei film andavano su Italia7 e noi non avevamo accesso”. Per questo, come ha raccontato, ha deciso di telefonare a Berlusconi “per aver la possibilità di accedere agli stessi network” di distribuzione. “Ma lei non si è preoccupato che questa vendita in una sola direzione potesse configurare una violazione della legge Mammì sulle tv?'”, ha chiesto il pm all’editore. Parenzo ha risposto: “Vede, noi piccoli editori veniamo considerati solo in campagna elettorale, per gli spazi pubblicitari”. E sui 500 milioni di lire, corrispettivo di spazi pubblicitari, pagati da una società di Crespi come forma di “indennizzo” a Telelombardia e Antenna3, Parenzo ha affermato: “Crespi voleva tacitare le due antenne e avere pubblicità”.

Il pm Pedio ha anche mostrato in aula una lettera sequestrata negli uffici di Hdc, con la firma di Momigliano, in cui il consulente di Italia7 avrebbe spiegato a Crespi i contenuti dell’accordo con Berlusconi. Momigliano ha detto però di riconoscere solo in parte come suoi i contenuti di quell’appunto. Nella lettera era scritto che l’emittente riceveva 300 ore di programmazione di film a prezzi più bassi del 30-35% rispetto a quelli di mercato, a fronte anche di campagne pubblicitarie “gratuite”.