Due milioni di giovani sciolti nell’acido o emigrati?

Pubblicato il 18 Maggio 2011 - 08:37 OLTRE 6 MESI FA

Martedì molti giornali, tra i quali il nostro Blitzquotidiano, hanno riportato una sparata di Giuseppe Roma, direttore del Censis: “I giovani sono in via di estinzione. Negli ultimi 10 anni, dal 2000 al 2010 abbiamo perso più di 2 milioni di cittadini di età compresa tra i 15 e i 34 anni”.

Detta così la notizia fa gelare e ci si domanda subito: poveretti, ma dove sono spariti? Non solo non trovano l’agognato posto fisso ma ora vengono anche fatti sparire sotto gli occhi di tutti. Nell’acido? Emigrano? Due milioni su sessanta sono un bel mucchio difficile non accorgersene.

La notizia forse è stata riportata in modo un po’ acritico dai giornali, forse bisognava chiedersi cosa fosse successo, forse occorreva spiegare che un calo di nascite ha fatto diminuire la presenza di persone in quella fascia di età, mentre quelle che vi si trovavano nel decennio precedente sono progressivamente e inesorabilmente invecchiate, non si sono sciolte nell’aria ma sono passate alla categoria superiore, e ancor più su, gonfiando le legioni di vecchi, i quali, per beffare il destino e i giovani, si ostinano a non morire.

La notizia forse è stata data in modo un po’ esagerato dalla fonte, il direttore del Censis, il quale, alla ricerca di frasi ad effetto per fare scrivere i giornali, si è limitato a buttarla lì, senza spiegarla bene. I giornalisti, quando parlano scienziati della statistica come il Censis o ancor più l’Istat, per non dire della Banca d’Italia, cadono in ginocchio. Quelli parlano ex cathedra, non si possono discutere, nemmeno interpretare.

Forse un po’ più di riflessione, meno ricerca dell’effetto e qualche spiegazione in più, ci risparmierebbero scosse al sistema nervoso che alla fine hanno due effetti: rendere sempre più fragile l’equilibrio psichico del paese, rendere sempre meno credibili quelli che fanno simili sparate e quelli che senza riflettere le riportano.