Giampaolo Pansa ai giovani: “Mollate gli studi, andate a lavorare. Rischiate di ritornare poveri”

Pubblicato il 10 Marzo 2011 - 13:36 OLTRE 6 MESI FA

Piemonte d'altri tempi

Giampaolo Pansa racconta su Libero com’era la vita in Piemonte 150 anni fa. Una vita povera, fatta di denutrizione, lavoro minorile, analfabetismo e morti precoci. Non è il Biafra, neanche la Calabria: è il Piemonte, solo un secolo e mezzo fa:

Mio nonno Giovanni Eusebio Pansa era nato nel 1863 a Pezzana, nel Vercellese, un paese di duemila abitanti, sul confine orientale della pianura che guarda il fiume Sesia e la Lomellina. L’unità d’Italia, quella che si celebra oggi, risaliva a due anni prima, ma lui non ne era stato informato. Sapeva soltanto di essere un povero strapelato, uno dei tantissimi del suo paese natale. Un luogo sempre affogato nella nebbia. Un posto di risaie, cascinali isolati, pochi padroni e tanti contadini senza terra. Di abbondante c’era soltanto la malaria. Ci dava dentro ogni mese dell’anno perché non veniva curata a dovere. Il chinino non era ancora gratuito e costava caro come il fuoco. Chi si ammalava, di solito andava al creatore. Per deperimento organico, ossia per la fame. Per le tumefazioni della milza. Per le cirrosi epatiche malariche. […]

Perché Pansa racconta tutto questo proprio oggi? E’ la sua risposta ai giovani che gli chiedono un aiuto per entrare nel mondo del giornalismo. Con quali credenziali? Con quali studi? Quali prospettive? Tutto molto scarso, secondo Pansa:

Scopro che esistono sedi universitarie che non ho mai sentito nominare. Con strani corsi di laurea. Tutti creati allo scopo di offrire uno stipendio a docenti spesso improvvisati. Quelli di giornalismo sono colleghi ancora in attività o in pensione, saranno anche bravi, però non ricordo un articolo scritto da loro. A quel punto chiedo al ragazzo o alla ragazza: lo sai che in Italia i giornalisti sono troppi e molti editori stanno sfoltendo le redazioni, anche in testate importanti? No, non lo sanno. Allora domando: perché vuoi fare il giornalista? Risposta: perché mi piace scrivere, e al liceo avevo ottimi voti in italiano. Altra domanda: la tua famiglia è ricca? Risposta: per niente, anche se riesce a pagarmi l’università. Nuova domanda: perché non scegli un’altra professione, ad esempio l’infermiere, il paramedico, la badante?

Il consiglio è di cercare mestieri più sicuri: l’infermiere, il paramedico, la badante:

Alla parola badante, sento che un brivido di orrore scuote la ragazza o il ragazzo: perché proprio la badante? Risposta: perché la società italiana invecchia e ci sarà sempre più bisogno che gli anziani vengano assistiti in casa. Saranno necessari infermieri, che oggi ci arrivano da centoquaranta paesi stranieri, e con loro fisioterapeuti, massaggiatori, addetti alla riabilitazione, governanti di case…  Avverto un altro brivido di orrore. A quel punto concludo la conversazione con una profezia: se non capisci come gira il mondo, preparati a diventare di nuovo povero. Come forse lo erano i tuoi nonni o i tuoi bisnonni. Sai qualcosa della loro vita? No, non sanno nulla. Io invece lo so. Perché non sono più di primo pelo. E di tre poveri conosco tutto. Erano i miei nonni paterni e mio padre.