Giornalismo: muore Riccardo Berti, professionista dal 1970

Pubblicato il 4 Aprile 2010 - 12:33 OLTRE 6 MESI FA

E’ morto domenica mattina, in una clinica fiorentina, Riccardo Berti, condirettore del Gr3 e di Gr Parlamento. Aveva 64 anni. Prima di questo incarico era stato direttore dei Canali Radio di Pubblica Utilità.

Nato a Prato, era professionista dal 1970. Nei giorni scorsi l’ Ordine dei giornalisti della Toscana gli aveva assegnato la medaglia per i 40 anni di iscrizione all’albo.

Riccardo Berti è stato cronista, inviato speciale, caporedattore e vicedirettore, tra l’altro, dell’agenzia giornalistica “Polipress” e del “Tempo”. Ha diretto tre quotidiani: “Il Piccolo” di Trieste, “La Nazione” di Firenze e “Il Giornale della Toscana”, di cui è stato anche il fondatore.

Berti ha cominciato la sua esperienza professionale di cronista a Prato negli anni a cavallo tra il boom economico e le grandi tensioni sociali. Trasferito a Firenze, come inviato speciale de “La Nazione” e de “Il Resto del Carlino” di Bologna, per molti anni ha seguito i maggiori avvenimenti di cronaca italiana, nonché gli appuntamenti politici e gli storici incontri internazionali. Negli anni Settanta, sempre come inviato speciale, ha vissuto la stagione del terrorismo raccontando sulle pagine de “La Nazione” e de “Il Carlino” la cronaca di quelle giornate . Proprio per questa sua intensa attività giornalistica e per i duri commenti scritti nei confronti dei terroristi, fin dalle loro prime apparizioni, il suo nome fu scoperto in un covo brigatista di Milano insieme con quelli di altri personaggi che dovevano essere uccisi. Gli anni Settanta furono anche gli anni delle sommosse nelle carceri. Nel penitenziario di San Gimignano (Siena), Berti venne preso in ostaggio da un gruppo di rivoltosi con i quali stava parlamentando. La sommossa si concluse con una violenta sparatoria: uno dei detenuti che teneva Berti in ostaggio fu ucciso dai tiratori scelti: per questo episodio fu insignito del premio giornalistico “Il Cronista dell’anno”. Berti, che è stato anche volontario di pronto soccorso con le Misericordie, ha scritto un libro sulla storia dei vigili del fuoco ed ha diretto un corso sperimentale di tecnica della comunicazione alla Scuola marescialli e brigadieri dei carabinieri. Il condirettore di Gr3 e Gr Parlamento lascia due figli: Matteo (anche lui giornalista) e Chiara (designer di moda).