Di undici settembre si continua a morire, anche ad otto anni di distanza dagli attacchi alle torri gemelle. Il killer, stavolta, non è il terrorismo ma il cancro che continua ad accanirsi su chi ha partecipato, nelle prime ore dopo gli attentati, alle operazioni di soccorso.
Solo negli ultimi mesi, il cancro si è portato via cinque tra pompieri e agenti, tutti in prima linea nei giorni e nelle settimane che seguirono gli attentati. Il più anziano dei morti aveva 44 anni. Altri tre soccorritori sono deceduti ad ottobre nel giro di quattro giorni appena.
La notizia, rilanciata dal quotidiano inglese Guardian, arriva mentre il Congresso Usa è sotto pressione perché approvi una legge che garantisca l’aiuto federale agli uomini che parteciparono ai soccorsi e che hanno contratto malattie dopo l’11 settembre: un fondo da 10 miliardi di dollari per le centinaia di operatori che hanno il cancro o malattie respiratorie che potrebbero essere collegate al lavoro a Ground Zero.
A prendere parte ai soccorsi furono circa 70.000 persone: non solo pompieri e agenti, ma anche volontari arrivati da ogni parte d’America. E molti di loro hanno lavorato per mesi in mezzo a una miscela tossica di polveri e veleni chimici.
Secondo il quotidiano britannico, nella gigantesca pila di detriti (1,8 milioni di tonnellate) c’erano i 90.000 litri di carburante dei due aerei dirottati dai kamikaze, 1.000 tonnellate di amianto utilizzato nella costruzione delle Torri Gemelle, il piombo polverizzato dei computer, il mercurio e altre sostanze cancerogene prodotte dalle plastiche bruciate e dalle sostanze chimiche clorinate.
Non esistono dati ufficiali su coloro che sono morti per aver partecipato alle operazioni a Ground Zero. Il dipartimento salute dello Stato di New York ha registrato 817 vittime, ma non è possibile dire con certezza quanti di questi decessi siano direttamente collegabili ai lavori di risanamento.
I fondi federali stanziati dal governo si esaurirono nel 2003, ed ora sull’amministrazione di New York pende la richiesta di 10.000 famiglie che reclamano un risarcimento dai tribunali.