Le donne più a rischio per le malattie cardiovascolari

Pubblicato il 10 Febbraio 2011 - 02:02 OLTRE 6 MESI FA

ROMA- Il caso della donna di 56 anni morta nel nosocomio di Cassino per un infarto, dopo otto ore di attesa al pronto soccorso, riporta alla ribalta il problema delle malattie cardiovascolari nelle donne, piu’ colpite dagli uomini da questo tipo di malattie, al contrario di quanto si crede comunemente. Secondo dati diffusi dall’Oms, infatti, nel mondo il 55% delle donne muore per infarto, ictus, embolia o trombosi, contro il 48% degli uomini su un totale di 12 milioni di persone che ogni anno nel mondo muoiono di infarto e ictus (8 milioni per malattie cardiache e 4 milioni per ictus) piu’ del totale dei decessi provocati da cancro, tubercolosi, Aids e malaria messi insieme.

”La donna – spiega Lidia Rota Vender, presidente di ALT, l’Associazione per la Lotta alla Trombosi e alle Malattie Cardiovascolari – corre un rischio di malattie da trombosi durante la gravidanza quadruplicato rispetto al suo rischio abituale, e nel periodo dopo Il parto il rischio si moltiplica per 25. La probabilita’ di andare incontro a trombosi diventa tanto piu’ alta quanto piu’ numerosi sono i fattori di rischio che si aggiungono: il grasso addominale che rallenta il ritorno del sangue verso il cuore, la perdita di elasticita’ delle vene causata dagli ormoni della gravidanza stessa, il fumo di sigaretta. Ognuno di questi fattori aumenta la probabilita’ di andare incontro a una malattia da trombosi in una fase delicata come quella gravidica”. Anche le terapie ormonali, come la pillola contraccettiva e gli ormoni che contrastano i sintomi della menopausa, provocano un aumento della tendenza del sangue a formare coaguli nella circolazione (trombi), ma non in tutte le donne nello stesso modo. ”Alcune donne – precisa la dottoressa Vender – rischiano piu’ di altre: quelle che hanno gia’ avuto episodi di flebite o trombosi, quelle che hanno genitori o fratelli o sorelle che hanno gia’ avuto malattie da trombosi, quelle che hanno fattori di rischio aggiuntivi quali sovrappeso, obesita’, fumo di sigaretta, ipertensione, diabete, colesterolo alto”. ”In Italia – aggiunge Sergio Coccheri, professore ordinario di Angiologia e docente di malattie cardiovascolari all’Universita’ di Bologna e vicepresidente ALT – abbiamo dei tesori da esportare come la dieta mediterranea. Abbiamo pero’ anche dei punti deboli come l’aumento della sedentarieta’, dell’obesita’, del diabete la mancata riduzione del fumo soprattutto nelle donne”. ”Il cuore delle donne e’ fisicamente piu’ piccolo di quello dell’uomo – spiega infine il prof. Cocchieri -. Le arterie coronarie che portano sangue ossigeno e nutrimento al muscolo cardiaco nella donna sono piu’ piccole e si ammalano di aterosclerosi come quelle dell’uomo, ma in modo piu’ subdolo: i sintomi dell’infarto causato dalla chiusura di una coronaria nella donna possono essere molto sfumati e spesso vengono scambiati per sintomi da ulcera dello stomaco o gastrite”. (ANSA).