Partito delle toghe o politici che si sostituiscono ai giudici?

Pubblicato il 2 Marzo 2010 - 23:33 OLTRE 6 MESI FA

Nicola Di Girolamo

Molti politici italiani dicono che i giudici spesso vogliono sostituirsi ai governanti in materia politica. Quand’è così, è giusto rimarcarlo e anche condannarlo, visto che la divisione dei poteri nello Stato moderno è stata teorizzata da Montesquieu più di due secoli fa.

In Italia però accade spesso che i politici vogliano sostituirsi ai giudici. Ma qui nessuno ha niente da obiettare. Il Senato voterà (e mentre state leggendo probabilmente ha già votato) a favore o contro le dimissioni del senatore Nicola Di Girolamo. Di Girolamo è sotto inchiesta per la mega-truffa che ha coinvolto Fastweb e Telecom Italia Sparkle, e che ha privato di tantissimi soldi le casse statali. Gli inquirenti sospettano anche che Di Girolamo sia stato eletto grazie ai “voti della ‘Ndrangheta”. Se le sue dimissioni verranno respinte, potrebbe farla franca grazie all’immunità parlamentare.

D’altronde, il Parlamento italiano si è sempre “distinto” per aver “salvato” suoi illustri rappresentanti: ultimo caso quello di Nicola Cosentino, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. A dicembre la Camera ha votato contro l’arresto del deputato casalese del Pdl. E contro l’arresto hanno votato anche deputati che non fanno parte della coalizione di cui fa parte Cosentino.

E’ questo il paradosso italiano: se sei un rappresentante dello Stato dovresti essere garante delle leggi sulle quali quello Stato si basa. E invece  hai più possibilità di aggirare quelle stesse leggi  ed evitare il giudizio di chi deve garantire il rispetto della Costituzione. E chi lo deve garantire? La magistratura, che una parte della classe politica definisce “il partito delle toghe”.

Alberto Francavilla