News on line a pagamento. Springer avanti con prudenza

Pubblicato il 15 Dicembre 2009 - 10:40 OLTRE 6 MESI FA

Quando l’editore tedesco Axel Springer nel 1959 pose la prima pietra della sua attività a Berlino, a pochi passi da dove due anni dopo sarebbe stato innalzato il muro che divideva l’Ovest dall’Est, in molti lo definirono pazzo, arrogante o entrambe le cose. Ma mentre il Muro è caduto, ormai vent’anni fa, gli uffici di Springer sono ancora in piedi e cominciano ora a guardare a un’altra divisione ideologica – quella che riguarda il ciberspazio – con la stessa provocatoria e forse un po’ teutonica testardaggine di allora.

Springer è morto da anni e sulla poltrona di capo della Axel Springer AG, editore del più grande quotidiano d’Europa (il tabloid tedesco Bild) e di moltri altri giornali sia in Germania che nell’Europa dell’Est, siede Mathias Döpfner. Döpfner si è infatti convinto che gli editori debbano essere pagati per il loro lavoro su Internet, nonostante la maggior parte delle persone dia per scontato che le notizie online vadano mantenute gratuite. L’impressione che dà, parlando al Wall Street Journal, è di andare molto con i piedi di piombo, per il timore di vedere la grande audience costruita attorno ai siti del gruppo (non solo Bild e Welt, ma il sito leader tra le donne in tutta Europa, Aufeminin.com): la stessa prudenza rivela l’articolo sul giornale più prestigioso, Die Welt.

«Dovremmo liberarci di una specie di meta-filosofia – dice Cristoph Keese, l’architetto della strategia di Springer, a Eric Pfanner del New York Times – Una società altamente industrializzata non può vivere di dicerie. Ha bisogno di un giornalismo di qualità e un giornalismo di qualità non si fa senza soldi».

Springer, in realtà, non è l’unico editore in cerca di un modo per guadagnare col digitale, soprattutto ora che molti lettori si stanno allontanando dalla carta stampata e che il miraggio dei ricavi provenienti dalla pubblicità online sta svanendo.

Nel mondo anglosassone, Rupert Murdoch sta facendo la stessa cosa e ha già annunciato in più occasioni l’introduzione dei cosiddetti “pay walls” (sezioni e contenuti con accesso a pagamento) per i siti internet dei giornali del suo gruppo, la News Corp.

Ma mentre molti editori si sono limitati a vaghi annunci, Keese – durante un’intervista nel quartier generale berlinese di Axel Springer – ha spiegato dettagliatamente la linea dell’azienda.

Niente “paywalls” diversi, sito per sito, bensì una strategia di mercato condivisa da editori e motori di ricerca, che nella lista dei risultati trovati per una ricerca aggiungerebbe anche, per alcuni contenuti, il prezzo. Alla domanda, «sì, ma per quali contenuti?», Keese ha risposto senza battere ciglio, citando come esempio le foto di Silvio Berlusconi circondato da “veline” a bordo piscina, che quest’estate sono state pubblicate dal quotidiano spagnolo El Paìs.

«Mi chiedete quanto varrebbero secondo me? Almeno 5 euro» ha poi aggiunto. Un singolo click permetterebbe all’utente di vedere e di pagare i contenuti. Ma i lettori potrebbero anche comprare “pacchetti” di notizie a costo fisso che permetterebbero loro di accedere a contenuti a loro scelta provenienti da fonti diverse.

Il progetto di Axel Springer dipende però dalla collaborazione con Google, che per ora non si sbottona. Forse perché “in guerra” con gli editori tedeschi, che vorrebbero pagasse per usare le brevi notizie tratte dai loro giornali che appaiono su Google News. Cosa che la società si rifiuta di fare, sostenendo che gli editori guadagnino già dai suoi link in termini di traffico online e quindi di pubblicità sui loro siti.

«Se vogliono le possono togliere» è la sprezzante replica da Mountain View. Ma la scelta non sarebbe così facile, vista la posizione dominante che Google ha su internet (si pensi che in Germania l’80 per cento delle ricerche è fatto attraverso quel motore di ricerca).

Per questo, gli editori tedeschi stanno cercando di fare lobby perché venga approvata una legge che tuteli il copyright anche degli estratti delle notizie che appaiono sui siti dei loro giornali. Il che obbligherebbe, però, non solo Google, ma anche blog e aggregatori a comprare speciali licenze per poterne citare i contenuti.

In attesa che la diatriba con Google si risolva e che Mountain View decida di appoggiare il progetto di Springer, l’editore tedesco ha comunque annunciato un’altra svolta: richiederà un contributo per l’accesso ai propri giornali digitali via smartphone. Niente di eccezionale e rivoluzionario: è quello che già fanno, ad esempio, i giornali italiani per l’utilizzo delle loro applicazioni su i-phone.

L’abbonamento per I-Phone ai contenuti di Bild, il tabloid più letto in Germania, sarà di 3,99 euro al mese per la versione cartacea e di 1,59 euro per quella senza Pdf. Quello per la Welt costerà invece 4,99 euro al mese per la versione cartacea e 2,99 euro per quella senza Pdf.

Inoltre, da questa settimana, le pagine regionali e gli archivi del quotidiano di Amburgo Abendblatt e del berlinese Berliner Morgenpost, saranno a pagamento, con un costo per le news locali di 4,99 euro al mese: ancora una volta, l’acqua calda, visto che per leggere lon line l’edizione cartacea di un giornale italiano, dal Corriere della Sera alla Provincia di Cremona, devi essere abbonato.

La decisione è stata presa in vista del piano di rientro previsto per il 2010, dopo le perdite di fatturato del 5,4 per cento registrate nei primi nove mesi del 2009.