L’inchiesta P4 e “I sotterranei del potere”: Massimo Mucchetti sul Corriere della Sera

Pubblicato il 27 Giugno 2011 - 10:20 OLTRE 6 MESI FA

Massimo Mucchetti sul Corriere della Sera mostra tutti i suoi dubbi sull’inchiesta P4. Quali sono le prove vere contro Luigi Bisignani?

Nel vortice delle intercettazioni, i fatti sembrano perdere peso a favore dei sospetti. Si dà credito a Bisignani che accusa il capo delle Fs di voler penalizzare un produttore di freni quando Mario Moretti ha contestato e dequalificato la Italian Brakes, e ha vinto le tre cause intentate da questo fornitore. […] Resta il fatto che da questo intrigante signore, potente ma anche millantatore, allievo in gioventù di Licio Gelli e Giulio Andreotti, molti andavano a conferire. Perché? Nell’Italia dei nominati, chi intermedia il principe esercita un’influenza, di cui amici e avversari non possono non tenere conto se vogliono fare e non soltanto predicare. E adesso ci si chiede quali conseguenze avrà l’improvviso declino dell’intermediario.

Mucchetti paragona l’inchiesta P4, condotta dai pm Woodcock e Curcio, a quella di Mani Pulite: un confronto in cui la Procura di Napoli sembra sfigurare con quella di Milano.

Quasi vent’anni fa, la procura di Milano condusse l’inchiesta Mani pulite. Solo dopo aver scoperto molti episodi, provati da contabili bancarie e confessioni, azzardò l’affresco di Tangentopoli. Nel 2011, la procura di Napoli annuncia il tema del nuovo affresco, un’associazione volta a distorcere le decisioni di organi costituzionali, ma ancora non riesce a disegnarlo bene. E così l’affaire Luigi Bisignani-P4 rischia di inquinare ulteriormente la politica e gli affari mentre la Seconda Repubblica volge al tramonto.

Perché, secondo l’editorialista del Corriere, non tutto è spiegabile con le logiche del complotto.

Le battaglie della finanza, nate dai bilanci che non vanno, cedono il passo alle trame occulte, spacciate come l’iper realtà del potere. Prendiamo la defenestrazione di Alessandro Profumo da Unicredit. Ha cambiato gli assetti dell’alta finanza italiana. Ma qui tutto sembra ridursi a una congiura ordita chez Bisi da Fabrizio Palenzona (per quanto di lui, vicepresidente di Unicredit, le carte dicano poco e in modo indiretto) e da Enrico Tommaso Cucchiani (e di lui, capo delle assicurazioni Allianz, le carte dicono assai). Nell’inchiesta napoletana e nella sua vulgata, scompare la crisi dei conti della banca. E finiscono sullo sfondo gli interventi a protezione del banchiere, tentati da Giulio Tremonti, ministro dell’Economia certo non amico del faccendiere romano, e da Cesare Geronzi, allora presidente delle Generali che invece, secondo la Guardia di finanza di Napoli, era interlocutore privilegiato del Bisi. Dov’è la realtà e dove la finzione, si chiederebbe Borges?