Dopo quelle al seno, protesi tossiche all’anca: 41 persone a rischio

Pubblicato il 13 Marzo 2012 - 12:16 OLTRE 6 MESI FA

ANCONA – Sono 47 le protesi d’anca a rischio tossicità acquistate da strutture ospedaliere delle Marche. Di queste 41 sono state impiantate.

Il pericolo di queste protesi è dato dal rilascio nell’organismo di ioni di cromo e cobalto. Tredici di questi pazienti sono stati rioperati all’ospedale di Jesi. Si tratta per la stragrande maggioranza di pazienti anziani.

Gli altri ventotto vengono invece monitorati nelle varie strutture sanitarie, ma potrebbero essere rioperati da un momento all’altro per la rimozione delle articolazioni artificiali.

Il caso è esploso dopo che una donna operata all’anca a Jesi ha denunciato continui dolori di stomaco e sintomi di un possibile avvelenamento. Il Tribunale del malato ha puntato il dito contro le protesi DePuy, dispositivi metallici fabbricati dalla omonima società del colosso Johnson & Johnson.

La stessa multinazionale, che ha ritirato dal mercato le protesi nell’agosto 2010, ha ammesso che hanno il difetto di rilasciare le microscopiche particelle metalliche, provocando problemi muscolari e neurologici.

A quel punto i controllo hanno accertato che le protesi tossiche erano state impiantate su 21 pazienti a Jesi, dieci ad Ancona, dieci a Urbino, tre a San Benedetto, una a Loreto.

Il 12 marzo, dopo che i Nuclei anti sofisticazione sanità hanno verificato l’uso delle protesi DePuy nei centri marchigiani, la Regione ha riunito i propri esperti. Il direttore del Dipartimento salute, Carmine Ruta, ha disposto il monitoraggio completo sui pazienti coinvolti per seguire l’evoluzione clinica e legale della questione.

L’assessore Mezzolani ha trasmesso la documentazione all’Ufficio legale per eventuali azioni di rivalsa verso la DePuy: “La Regione, come i pazienti, è parte offesa in questa vicenda. Valutiamo la possibilità di chiedere i danni d’immagine”. Questo anche se la scelta delle protesi DePuy è stata fatta dai singoli ortopedici, e la ditta DePuy – ha spiegato uno dei primari che ha usato le articolazioni metalliche al Messaggero – è sempre stata la “Ferrari dell’ortopedia”.

Le stesse protesi poi rivelatesi tossiche erano considerate tra le migliori sul mercato per alcune problematiche dell’anca.