Rai, cda in scadenza. Monti proverà a parlarne con i leader giovedì

Pubblicato il 13 Marzo 2012 - 00:36 OLTRE 6 MESI FA

ROMA, 12 MAR – Si parlera' anche di Rai nel prossimo vertice tra il premier Mario Monti e i leader dei partiti della maggioranza Angelino Alfano, Pierluigi Bersani e Pierferdinando Casini, in programma giovedi'.

Il tema della discordia, insieme a quello della giustizia, e' espressamente citato nel comunicato di Palazzo Chigi, ed e' probabile che in quella sede si tentera' di trovare un accordo sul futuro della tv pubblica, in vista della scadenza del cda. E il tema della governance monopolizza il dibattito politico, anche nel giorno della prima sconfitta in tribunale per l'ex direttore del Tg1, Augusto Minzolini.

Il giudice del lavoro di Roma ha rigettato il ricorso d'urgenza per il reintegro nel posto di lavoro presentato dai suoi legali, Federico Tedeschini e Nicola Petracca, che attendono ora di studiare l'ordinanza per decidere se proporre reclamo.

Giovedi' si discutera' delle ''prossime scadenze per provvedimenti del Governo (tra cui la Rai)'', un'espressione che farebbe pensare al rinnovo dell'organismo che scade con l'approvazione del bilancio, che dovrebbe essere presentato intorno a meta' aprile. E' possibile che vengano messi sul piatto i primi candidati per il vertice (per la carica di dg sono circolati tra gli altri quelli di Claudio Cappon e Francesco Caio, anche se il Pdl spingerebbe per un rinnovo dell'incarico a Lorenza Lei). Il Pd potrebbe invece tornare a chiedere quella riforma della governance che – come ribadito oggi da Bersani – consentirebbe al partito di tornare indietro sulla decisione di non partecipare alle nomine, ma che vede il Pdl fortemente contrario. Proprio ieri il presidente del Senato Renato Schifani aveva invitato ad evitare una proroga del cda, escludendo l'ipotesi di una modifica in tempi rapidi della legge Gasparri. ''Io non faro' saltare il governo ma, almeno, mi si consenta di non partecipare – afferma oggi il segretario del Pd – Io sono pronto ad appoggiare un decreto che imposti una fase nuova, per una nuova governance''. ''Bersani ha la fissazione delle poltrone Rai, fino al punto da invocare un decreto sul tema, pur sapendo che sarebbe incostituzionale'', risponde il presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri. ''Il modo in cui il senatore Gasparri risponde ai ragionamenti politici del segretario del Pd Bersani e' tipico dello sfasciacarrozze, non di un esponente politico di un partito che ha a cuore il bene e la stabilita' dell'Italia'', e' la replica del presidente dei senatori del Pd Anna Finocchiaro.

A far discutere il mondo politico anche la decisione del giudice di rigettare l'azione intentata da Minzolini contro la scelta del cda Rai di rimuoverlo dalla direzione del Tg1 dopo il rinvio a giudizio per peculato per le spese con la carta di credito aziendale e contro la successiva decisione di trasferire il giornalista dal prossimo primo aprile all'ufficio di corrispondenza di New York in qualita' di responsabile. Oggetto del contendere era l'applicabilita' della legge 97 del 2011, che prevede il trasferimento ad altro incarico del dipendente pubblico rinviato a giudizio. Una scelta contestata da diversi esponenti del centrodestra, dentro e fuori il consiglio di amministrazione, secondo i quali l'azienda sarebbe soggetta alla normativa privata. Secondo il giudice la Rai ''resta soggetta alle regole privatistiche ove dalla legge non diversamente disposto''. Minzolini, che ha rifiutato tre incarichi offerti dalla Rai (corrispondente per i servizi dagli Usa, editorialista alle dipendenze del direttore di Rainews, componente dello staff per la creazione del polo all news), chiedendo invece per lasciar cadere il ricorso la direzione di Rai1, della Tg2 o della Tgr, ha contestato anche la scelta della Rai di trasferirlo a New York, ritenendolo un incarico non equivalente a quello di direttore del Tg1. Una tesi, anche questa, rigettata dal giudice, secondo cui ''il giudizio di equivalenza deve essere operato non tanto in relazione all'importanza e al prestigio di un incarico, quanto in relazione alla professionalita' dallo stesso richiesta''.