Rischio sanzioni per video su internet, la stretta del governo

Pubblicato il 14 Gennaio 2010 - 09:32 OLTRE 6 MESI FA

Vita dura e battaglie in vista per tutti gli internauti appassionati di Youtube e simili. Dal 2010 potrebbe essere quantomeno complicato, se non vietato, mettere spezzoni di film, video o partite su internet.

“Merito” del cosiddetto “decreto Romani”, il decreto legislativo di Natale famoso per aver tagliato la pubblicità a Sky.

Il dl è approdato ieri in Parlamento per ricevere un parere (non vincolante) dalle commissioni competenti prima del nuovo e definitivo via libera del Consiglio dei ministri. Ma i funzionari del Garante per le Comunicazioni hanno passato ai raggi X il decreto trovandoci alcune sorprese.

Una riguarda la nuova funzione del Garante per le Comunicazioni che diventa una sorta di sceriffo del Web. Il Garante dovrà controllare che i siti della Rete rispettino per davvero le regole sul diritto d’autore.

In particolare una norma del decreto Romani stabilisce la necessità di un’autorizzazione ministeriale per il live-streaming dei siti Internet. Secondo il Ministero, si tratta soltanto di una comunicazione di inizio attività per i siti con prevalenza di trasmissione di immagini in movimento. Cosa che non convince, soprattutto esponenti dell’opposizione come Vincenzo Vita e Giuseppe Giulietti.

Il decreto, intanto, mette sullo stesso piano la televisione classica e la televisione via Internet (Ip Tv, web Tv, mobile Tv). Inoltre stabilisce che i telegiornali e gli altri prodotti informativi di Internet dovranno rettificare notizie sbagliate nelle modalità che investono oggi un Tg1 o un Tg5.

Dal decreto, infine, spunta una buona notizia per Mediaset. Ll’articolo 4, punto G, stabilisce che le reti a pagamento (come i canali Premium di Mediaset) e quelle di repliche (come Canale5+1, Rete4+1 e Italia1+1) non creano un “palinsesto televisivo”. Ciò significa che Mediaset può superare i limiti imposti dalle norme sulle concentrazioni creando per ogni canale uno di “replica”. E “sforando”, così, il limite imposto agli editore di irradiare oltre il 20% dei canali disponibili nell’etere.