Studio: Giovanissimi e over 65 maggior preda dell’ebbrezza alcolica

Pubblicato il 25 Aprile 2010 - 15:13| Aggiornato il 26 Aprile 2010 OLTRE 6 MESI FA

L’ebbrezza dell’alcol fa presa soprattutto sui giovani e sugli over 65 italiani. E’ la tendenza rilevata da uno studio dell’Istituto Superiore di Sanità. I consumatori a rischio sono in totale circa 9 milioni e di questi, 3 milioni sono individui sopra i 65 anni d’età.

“L’alcol, è il terzo fattore di rischio per morte, disabilità e malattie al mondo, i cui costi arrivano al 2 per cento del Pil nei Paesi a reddito più elevato”, secondo Jurgen Rehm, del Centre of Addiction and Mental Health di Toronto, che sarà presente a Roma alla nona edizione dell’Alcohol Prevention Day, il 29 aprile. L’Italia, secondo i dati della Società Italiana di Alcologia è la nazione in cui i bambini si avvicinano all’alcol prima di quelli del resto d’Europa, diventando consumatori già verso gli 11-12 anni.

E le conseguenze sono rilevabili dai dati forniti dai Servizi di Alcologia e dai Sert che tra i circa 59mila alcolisti in carico hanno 1600-1800 pazienti con un’età inferiore ai 19 anni. L’alcol è la prima causa di morte tra i ragazzi, a causa dell’incidentalità stradale legata al bere. Dei 4700 decessi all’anno, circa 2200 interessano gli under 24, che nel 40-50 per cento dei casi erano alla guida in stato di ebbrezza o di vigilanza ridotta a causa dell’alcol.

Il precoce consumo e l’abuso di alcol nei giovani, secondo Emanuele Scafato, direttore dell’Osservatorio Nazionale Alcol e presidente della Società Italiana di Alcologia, curatore del rapporto dell’Iss, espone ad una maggiore probabilità di sviluppo di 60 patologie tra cui il cancro.

“Di tutte le intossicazioni alcoliche registrate in Italia – precisa Scafato – il 17% è relativo a ragazzi e ragazze al di sotto dei 14 anni”. Per gli over 65 il dato preoccupante è quello dei 3 milioni di consumatori a rischio, perché “gli anziani perdono la capacità di metabolizzazione dell’alcol per la riduzione dell’attività dell’alcol-deidrogenasi – aggiunge Scafato – un enzima localizzato nel fegato e nello stomaco che consente di smaltire i bicchieri di troppo. Con questo enzima depotenziato, l’alcol circola immodificato incrementando il rischio di conseguenze tossiche e cancerogene”.

A ciò si aggiunge anche la possibilità di reazioni allergiche scatenate dall’interazione tra sostanze presenti in alcune bevande (come i bisolfiti del vino), con i più comuni farmaci, di cui gli anziani sono forti consumatori. La prevenzione è l’arma principale per educare e per questo l’edizione 2010 del mese della prevenzione ha previsto iniziative sull’identificazione precoce del livello di rischio e sulla formazione.

Accanto alla prevenzione, secondo Scafato, sarebbe auspicabile, come richiesto dalla Comunità Europea, il tasso alcolemico zero per i più giovani e gli anziani e un abbassamento medio dello stesso tasso da 0,5 a 0,2.