ROMA – E’ uno dei tumori piu’ letali (uccide quasi tutte le persone colpite) e con poche le opzioni di cura: e’ il cancro al pancreas, 8500 casi l’anno, troppo spesso ancora oggi operati in centri non di eccellenza ma in ospedali piccoli che vedono pochi casi l’anno, cosa che riduce di molto il risultato dell’intervento.
A spiegarlo in occasione del convegno ‘cancro del pancreas: diagnosi, terapia e responsabilita’ medico legale’ Gian Luca Grazi, direttore di chirurgia generale all’Irccs Regina Elena di Roma: ”troppi ospedali in Italia operano appena due casi l’anno di cancro al pancreas, invece le linee guida indicano che il paziente dovrebbe essere indirizzato in centri di riferimento in cui la casistica e’ maggiore e quindi anche l’outcome, cioe’ il risultato clinico”.
In altri paesi come Svezia e Inghilterra gia’ avviene, sottolinea l’esperto, i malati di tumore al pancreas vengono indirizzati in pochi centri di eccellenza e non lasciati al singolo chirurgo generale di un qualunque ospedale periferico. E non e’ solo una questione di outcome, continua Grazi, infatti se la casistica del tumore in un singolo centro aumenta, aumentano le possibilita’ di fare ricerca e di trovare cure innovative.
Di queste c’e’ estremo bisogno, spiega Roberto Verzaro, direttore di chirurgia al Vannini di Roma, perche’ a fronte di enormi miglioramenti in altri settori dell’oncologia, l’avanzamento delle cure per il cancro al pancreas e’ fermo da 30 anni. Oggi solo il 20% dei pazienti e’ operabile, spiega, e di fatto mancano alternative alla chirurgia che comunque e’ difficile e con non poche complicanze.
La via, spiega Grazi, e’ trovare terapie prechirurgiche da veicolare nell’organo attraverso vettori, ma per ora niente di nuovo e’ all’orizzonte. Un aiuto, spiega Verzaro, sta arrivando dalla chirurgia robotica che permette interventi piu’ sicuri e precisi, ma e’ ancora una goccia nel mare contro questo killer silenzioso.