Tumore alla prostata, gli esperti al governo: “Fermate la campagna di sensibilizzazione”

Sospendere la campagna di sensibilizzazione per la prevenzione del tumore alla prostata, per evitare un uso inappropriato del principale test con cui viene condotta la prevenzione, quello del Psa. Lo chiedono 12 organizzazioni e associazioni scientifiche in una lettera aperta al ministro per la Salute, Ferruccio Fazio, e a quello per le Pari opportunità, Mara Carfagna.

Secondo gli esperti la campagna di prevenzione lanciata a fine maggio dai due ministri “non può produrre altro risultato che un aumento inappropriato del ricorso ai test per la diagnosi precoce”. Tra i firmatari della lettera: l’Associazione Italiana di Epidemiologia (Aie), la Società Italiana per la Qualità nell’Assistenza Sanitaria e l’Associazione per la Ricerca sulla Efficacia dell’Assistenza Sanitaria-Centro Cochrane Italiano.

“Allo stato attuale – spiegano le associazioni – non esistono interventi di prevenzione primaria del tumore alla prostata, e una propaganda al pubblico nei termini in cui è condotta – scrivono – è discutibile scientificamente ed eticamente”, perché, rilevano, “può danneggiare più persone di quante non ne possano beneficiare”. A supporto della tesi, le associazioni citano due grandi studi pubblicati sul New England Journal of Medicine, che documentano che i danni di questo screening possono essere maggiori dei benefici.

Lo screening del tumore prostatico, precisano infine le associazioni scientifiche, “é un intervento di diagnosi precoce e non di prevenzione primaria, non paragonabile a quello mammografico né tanto meno a quello della cervice uterina, ammissibile solo a seguito di una decisione presa sulla base di un colloquio personale tra medico e paziente, con una corretta informazione sui possibili benefici e sui possibili danni in cui può incorrere chi vi si sottopone”.

Per questo, vi è “unanime consenso internazionale sulla inopportunità e dannosità di promuovere l’uso di qualsiasi test in persone senza sintomi”, concludono le associazioni, suggerendo, oltre alla “sospensione della campagna così come formulata”, anche “l’adozione sistematica di un metodo di consultazione di operatori e organi tecnici del servizio sanitario”.

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