Via libera al decreto Romani, “salvi” blog e siti internet

Pubblicato il 1 Marzo 2010 - 16:08 OLTRE 6 MESI FA

Via libera dal Consiglio dei ministri al “Decreto Romani”. Ma arrivano buone notizie per i cybernauti: dal controverso testo su Internet e tv che recepisce la direttiva europea sugli audiovisivi è stato depennato ogni riferimento a filtri e restrizioni per blog, giornali online e motori di ricerca.

Il testo originale voleva paragonare i siti di video (come Youtube) alle emittenti televisive tradizionali. Ovvero anche i blog e i siti amatoriali che postavano video avrebbero dovuto registrarsi presso l’autorità delle comunicazioni. E nella sua stesura iniziale il decreto Romani prevedeva l’invio di sms d’allarme per i genitori nel caso i figli visitassero siti ritenuti pericolosi. Ora tutte queste norme sono scomparse per blog, siti amatoriali, siti internet e motori di ricerca.

Si mettono così a tacere le polemiche degli scorsi mesi. Lo stesso presidente dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, Corrado Calabrò, aveva definito il decreto Romani «restrittivo e inefficace», ravvisando nelle norme varate dal governo un «filtro generalizzato a internet».

Il nuovo testo – che ha recepito alcune osservazioni delle commissioni parlamentari competenti – specifica anche che l’autorizzazione generale per i servizi tv a richiesta (on demand) «non comporta in alcun modo una valutazione preventiva sui contenuti», ma si limita a individuare il soggetto che la richiede con una dichiarazione di inizio attività.

Sul fronte dell’audiovisivo, tornano gli obblighi di programmazione di prodotto italiano ed europeo per tutti gli operatori (compresa la pay-tv), nonché le quote di programmazione e di investimento previste per la Rai.

Ecco le principali novità, così sintetizzate in una nota dal ministero dello Sviluppo economico.

Internet. Viene chiarito a quali servizi audiovisivi deve essere applicata la disciplina prevista dalla Direttiva, con un elenco dettagliato delle attività escluse (tra cui i siti Internet tradizionali, come i blog, i motori di ricerca, versioni elettroniche di quotidiani e riviste, giochi on line).

E’ stato specificato che il regime dell’autorizzazione generale per i servizi a richiesta (diversi dalla televisione tradizionale, con palinsesto predefinito) non comporta in alcun modo una valutazione preventiva sui contenuti diffusi, ma solo una necessità di mera individuazione del soggetto che la richiede con una semplice dichiarazione di inizio attività.

Produzione audiovisiva. Sono stati reintrodotti gli obblighi di programmazione per tutti gli operatori (compresa la pay-tv), nonché le quote di programmazione e di investimento previsti per la Rai e l’accorciamento dei tempi per l’emanazione del regolamento nel cui ambito dovranno essere fissate le sottoquote in favore della cinematografia nazionale, non solo per quanto attiene agli obblighi di investimento, ma anche di programmazione.

Tutela dei minori. Vengono recepite anche condizioni che rafforzano la tutela dei minori, soprattutto per quanto riguarda la pornografia, inequivocabilmente estesa a tutte le piattaforme di trasmissione.

Ordinamento automatico dei canali. Si semplifica e si omogeneizza il posizionamento dei canali televisivi sul telecomando. E’ stata infatti prevista una sinergia tra l’Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni (che predispone un ‘piano di numerazione’ con criteri di salvaguardia in favore dell’emittenza locale) e il ministero (che in sede operativa assegna i rispettivi numeri ai fornitori di contenuti televisivi), con potere di sospensione fino alla revoca dell’autorizzazione in caso di inosservanza.

Si ritengono così superate le preoccupazioni espresse dall’emittenti locali in relazione ad una possibile scarsa visibilità della propria programmazione nell’ordinamento automatico dei canali fornito all’utenza.

Replica di Gentiloni – Restano regali a Mediaset. «L’opposizione parlamentare ha indotto il governo a ridurre la stretta su Internet prevista nel decreto Romani – ha detto il responsabile Comunicazioni del Pd, Paolo Gentiloni – Restano invece intatti i regali a Mediaset sull’affollamento pubblicitario e sui limiti antitrust dei programmi. E restano, sia pure per fortuna attenuati, i danni per la produzione audiovisiva indipendente».

«L’estensione a Internet delle norme della direttiva viene per fortuna ridimensionata, come chiesto dal Parlamento – aggiunge Gentiloni – Non riguarderà siti privati, siti di giornali e motori di ricerca. Scompare anche il conseguente obbligo di autorizzazione ministeriale. Escludere del tutto Internet da una direttiva televisiva sarebbe stato comunque più chiaro e avrebbe evitato le incertezze interpretative che invece non mancheranno».