Hiv, la sconfitta è più vicina. Un farmaco riattiva le cellule latenti

Pubblicato il 9 Marzo 2012 - 19:28 OLTRE 6 MESI FA

SEATTLE (WASHINGTON, STATI UNITI) – La sconfitta dell’Aids potrebbe farsi più vicina. I dati di un piccolo studio presentato alla Conferenza sui Retrovirus e le infezioni opportunistiche (CROI) che si è svolto a Seattle (USA) sono il primo indicatore in questo senso.

L’esperimento è stato condotto su sei volontari che hanno tenuto l’infezione da Hiv sotto controllo attraverso un trattamento combinato con antiretrovirali e un altro farmaco, il vorinostat, generalmente utilizzato per combattere la leucemia. In seguito è stato rilevato un aumento del materiale genetico virale, ed una sorta di fuoriuscita dal nascondiglio del parassita. La scoperta rappresenta un passo piccolo ma importante per la completa rimozione del virus dell’Hiv.

Il cocktail di farmaci creato dagli studiosi dell’Università del North Carolina, guidati dal professor Davis Margolis, non cura né tanto meno elimina il virus, ma dimostra chiaramente che esistono meccanismi in grado di giungere a tale obiettivo. I trattamenti attuali sono già molto efficaci, in quanto impediscono al virus di circolare, rallentando così drasticamente l’avanzamento della malattia, ma non sono in grado di eliminare le cellule che attaccano il sistema immunitario. L’infezione dunque non progredisce: non si guarisce ma continuando ad assumere i farmaci si può sopravvivere per tutta la vita. Gli effetti collaterali però e soprattutto i costi delle terapie non sono affatto trascurabili.

Non è la prima volta che il Vorinostat viene indicato come farmaco capace di riattivare l’Hiv nelle cellule infette latenti. Il virus dell’Hiv è in grado di infettare le cellule che presentano sulla loro membrana il recettore CD4. Il Vorinostat sembra svegliare l’Hiv nelle cellule dei pazienti infetti che vengono trattati con una terapia antiretrovirale altamente attiva (HAART) dove il virus sta dormendo. Il farmaco attacca gli enzimi del virus che gli consentono di restare dormiente. “Non è una soluzione, ma questo studio dimostra che c’è un modo per combattere la latenza”, ha detto il professor Margolis. E dunque rendere il virus virtualmente esposto a una eventuale cura che sia in grado di eliminarlo definitivamente. Ma questa non è ancora stata inventata.