Andy Warhol, l’omaggio per i 25 anni dalla morte

Pubblicato il 20 Febbraio 2012 - 20:17 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Mostre in Italia e in tutto il mondo, tra cui una straordinaria retrospettiva itinerante che sbarcherà in Cina e Giappone, celebrano il venticinquesimo anniversario della morte di Andy Warhol, scomparso a New York il 22 febbraio 1987 in seguito a un intervento chirurgico alla cistifellea. Per il padre della Pop Art, la fortuna della critica e del mercato (è uno degli artisti più quotati del ‘900) aumenta di anno in anno, confermando la portata del suo genio creativo, capace di imprimere un’impronta indelebile su un’epoca intera.

Andrew Warhola (il vero nome) nasce a Pittsburgh, in Pennsylvania, il 6 agosto del 1928, da una famiglia di etnia rutena, emigrata dalla Slovacchia negli Usa. Consapevole del proprio talento, dopo il diploma si iscrive al Carnegie Institute of Technology di Pittsburgh, dove segue i corsi di pittura e design e laureatosi nel 1949, si trasferisce a New York. Lì, in breve tempo, si afferma nel mondo della pubblicità e lavora per riviste come ‘Vogue’ e ‘Glamour’.

La sua carriera nel mondo dell’arte inizia solo intorno al 1960, quando comincia a realizzare i primi dipinti, che si rifanno ai fumetti e alle immagini pubblicitarie. L’opera di Warhol si immette nel filone della Pop Art, che nasceva proprio in quegli anni in Inghilterra e negli Usa, mescolandosi però ancora all’informale e all’astrazione. Elementi che Warhol spazza via, quando, nel ’62, inizia a usare la tecnica della serigrafia e rivolge l’attenzione alle ‘icone simbolo’ del suo tempo. Il successo e’ travolgente. Warhol tratta anche temi di forte impatto e drammaticita’, come nelle serie dei ‘Car Crash’ e dell”Electric Chair’, ma sono inquietanti anche i ritratti delle celebrità fermate sulla tela con lo sguardo inespressivo di santi e madonne.

Captando le molteplici suggestioni della cultura underground, l’artista fonda la ‘Factory’, in cui negli anni ’80 convergeranno le nuove generazioni, da Keith Haring a Jean-Michel Basquiat. Vivo per miracolo dopo l’attentato compiuto da Valery Solanas, fonda la rivista ‘Interview’, dedicata al mondo del cinema con la formula dei famosi che intervistano famosi. Dagli anni ’70 sino alla morte, Warhol esegue fra i 50 e i 100 ritratti all’anno, e le sue immagini di Campbell’s e Brillo vengono esposte nei musei di tutto il mondo.

La sua ultima sua meta e’ l’Europa, Parigi e Milano, dove, tra il 18 e il 24 gennaio 1987, presenta una delle sue ossessioni, la serie dedicata all”Ultima cena’ di Leonardo. Tornato negli Usa, il 17 febbraio viene colpito da una colica biliare. Operato alla cistifellea al New York Hospital il 21 febbraio, muore il mattino successivo.

In questo venticinquesimo anniversario, l’Italia gli rende omaggio con molte iniziative. La sua presenza e’ d’obbligo nelle numerose rassegne attualmente in corso sulle avanguardie americane (a Palazzo delle Esposizioni che presenta un’opera della serie ‘Elecrtic Chair’ o a San Marino, dove invece c’è una bellissima Jackie).

E interamente dedicata a Warhol è ‘Dall’apparenza alla trascendenza’, ancora fino all’11 marzo al Centro Saint-Benin di Aosta, per una carrellata delle sue opere piu’ famose. In attesa di ‘Andy Warhol Haedlines’ (‘Andy Warhol e i media’), a Roma dal 12 giugno negli spazi della Galleria Nazionale d’Arte Moderna, che (grazie alla collaborazione dei maggiori musei americani) per la prima volta riunisce le opere incentrate sui simboli linguistici e non sulle icone.

A seguire alcune opere di Andy Warhol tra cui la mitica copertina con la banana realizzata per il primo discodei Velvet Underground (foto Ap/LaPresse e dal web):