Crisi della cultura: crolla la spesa per cinema, musei e concerti

di Redazione Blitz
Pubblicato il 1 Luglio 2013 - 14:53 OLTRE 6 MESI FA
Crisi della cultura: crolla la spesa per cinema, musei e concerti

(Foto Lapresse)

ROMA – La crisi in Italia non è soltanto economica ma culturale. Solo nell’ultimo anno sono stati spesi tre miliardi in meno di euro per musei, concerti, film al cinema e spettacoli a teatro. E’ il primo anno che la spesa per la cultura si riduce.

Dopo dieci anni di resistenza nonostante l’inflazione galoppante e gli stipendi fermi (quando ci sono), l’acquisto di libri e cd e di biglietti per mostre e concerti è calato di tre miliardi in un anno, passando dagli oltre 72 miliardi del 2011 ai 68,9 del 2012. Un calo del 4,4% in dodici mesi.  Prima, dal 2001 al 2011, la spesa delle famiglie per la cultura aveva avuto un aumento costante, per un totale del 26,3% in dieci anni.

Il rapporto per quest’anno di Federculture, l’associazione delle aziende pubbliche e private del settore, dice che sono diminuiti dell’8,2% gli italiani che vanno a teatro, del 6% quelli che vanno ai musei o alle mostre, del 23% quelli che vanno ai concerti di musica classica.

In questa situazione ci perde anche lo Stato: i visitatori dei siti culturali statali sono calati del 9,5% rispetto al 2011, passando da 40 a 36 milioni. Certo, sono crollati anche gli investimenti dello Stato nella cultura, oggi fermi allo 0,2% del bilancio totale. Anche le sponsorizzazioni da parte di privati hanno avuto un calo dell’8,2% nell’ultimo anno. Soprattutto sono diminuiti gli investimenti da parte delle fondazioni bancarie (-18,8%).

Secondo il presidente di Federculture, Roberto Grossi, “la voglia di cultura c’è. Ciò che manca è la strategia. Questo Paese da anni non ha una politica per la cultura. La classe politica, dispiace dirlo, è arretrata e incolta, non ha capito che anche in tempi di crisi la cultura è una porta che deve restare aperta. Se siamo usciti dal dopoguerra, se siamo entrati nel G8 il merito è dell’identità conquistata e la crescita culturale è anche crescita sociale ed economica”.

Grossi boccia il tentativo dello Stato di aumentare il controllo della spesa attraverso una maggiore burocrazia: “Parlo del decreto 78 del 2011 che impedisce agli enti locali di costruire nuove aziende di servizio: una norma che ha tagliato le gambe alla produttività”. “Ora, dice il rapporto, la sveglia deve suonare, perché la bellezza non basta più a proteggerci”.