“Dürer e il Rinascimento”, la mostra sulle radici artistiche e culturali dell’Europa di oggi

di Maria Elena Perrrero
Pubblicato il 21 Febbraio 2018 - 12:27 OLTRE 6 MESI FA
"Dürer e il Rinascimento”, la mostra sulle radici artistiche dell’Europa di oggi

Ritratto a mezzo busto di una giovane veneziana, 1505 (Prestatore: Vienna, Kunsthistorisches MuseumCrediti: © KHM-Museumsverband)

MILANO – La mostra “Dürer e il Rinascimento tra Germania e Italia” che inaugura oggi, mercoledì 21 febbraio, al Palazzo Reale di Milano rappresenta una sorta di summa dell’arte europea tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento.

Promossa dal Comune di Milano e da  24 ORE Cultura-Gruppo 24 ORE, l’esposizione non è una monografica sul pittore e incisore tedesco Albrecht Dürer (1471-1538), bensì una mostra tematica, come sottolinea il curatore Bernard Aikema, professore di Storia dell’arte moderna all’Università di Verona: una mostra priva di trama cronologica, che concentra sì il proprio sguardo sull’arte tra il 1480 e il 1530, ma focalizzandosi sulla produzione tra Germania meridionale e Italia settentrionale. Si potrebbe quasi definirla una mostra di geografia dell’arte, più che di storia dell’arte, che trasmette efficacemente il fermento culturale di quell’area, fulcro della stessa Europa di oggi.

Nelle sei sezioni sono esposte circa 130 opere, tra cui 12 dipinti di Dürer, insieme a 3 acquerelli e circa 60 tra disegni, incisioni, libri, manoscritti, ma anche alcune opere significative di artisti tedeschi suoi contemporanei come Lucas Cranach, Albrecht Altdorfer, Hans Baldung Grien, Hans Burgkmair e Martin Schongauer da un lato; e dall’altro di grandi pittori, disegnatori e artisti grafici italiani che hanno lavorato fra Milano e Venezia come Tiziano, Giorgione, Andrea Mantegna, Leonardo da Vinci, Giovanni Bellini, Andrea Solario.

Questa mole di opere, provenienti da oltre 40 prestatori italiani e internazionali, permette al visitatore di compiere un vero e proprio viaggio virtuale nel cuore artistico dell’Europa rinascimentale, dando una visione originale che va oltre il classicismo a cui siamo abituati.

Dürer si rivela emblematico di un’epoca che aveva appena conosciuto la nascita della stampa e ne voleva sfruttare le possibilità. Con i suoi monogrammi, l’artista di Norimberga si dimostra consapevole, per la prima volta nella storia dell’arte, dell’importanza della proprietà intellettuale, dando un taglio innovativo alla visione dell’arte stessa.

Il percorso espositivo, aperto al pubblico fino al 24 giugno, si snoda in sei sezioni. Nella prima, “Dürer, l’arte tedesca, Venezia, l’Italia”, si esplorano i rapporti artistici fra il nord e il sud delle Alpi fra 1480 e 1530 circa, con i frutti degli scambi culturali dell’epoca e gli influssi vicendevoli tra artisti tedeschi e italiani. Proprio in Italia  Dürer realizzò la Festa del Rosario, il Cristo fra i dottori e il celebre Ritratto di giovane veneziana, dipinti che dialogano con il linguaggio artistico di Giovanni Bellini, Vittore Carpaccio, Alvise Vivarini e Leonardo da Vinci.

La seconda sezione, “Geometria, misura, architetturarivela il lato “matematico” del pittore di Norimberga, che questi seppe esprimere non soltanto nelle opere artistiche, ma anche nei suoi trattati sulla geometria e la prospettiva, sulle proporzioni umane e sull’architettura militare.

La terza sezione è dedicata a “La natura”, e mostra il contributo degli artisti tedeschi nella rappresentazione della natura da parte di Dürer, alla pari di quello di Leonardo da Vinci e di altri pittori e disegnatori nord italiani come Giorgione, Tiziano e Andrea Previtali. Deriva dalla tedesca Donauschule (Scuola del Danibio) di Lucas Cranach, Wolf Huber e Albrecht Altdorfer, la novità nell’attenzione riservata alla resa del paesaggio nei dipinti, in cui le figure umane assumono dimensioni piccole e un ruolo quasi secondario rispetto alla natura. L’amore per il dettaglio di flora e fauna trova un esempio fulgido nell’Adorazione dei Magi che accoglie i visitatori.

La mostra prosegue con una sezione dedicata alla Scoperta dell’individuo”, con alcuni quadri che dimostrano la sempre più ampia diffusione di richiesta di ritratti da parte non più solo di nobili e mecenati, ma anche di banchieri e mercanti. Nel corso del Cinquecento la ritrattistica divenne sempre più popolare e diversificata, tanto che molti artisti cominciarono a definirsi ritrattisti tout court, che contribuivano a costruire l’immagine dei propri committenti.

Nella quinta sezione della mostra “Albrecht Dürer incisore: Apocalisse e cicli cristologici” sono presentati al pubblico i celebri quindici fogli dell’Apocalisse, la prima opera capitale di Dürer che viene considerata il primo libro progettato, illustrato e pubblicato da un artista nel mondo occidentale. A seguire, la Grande Passione, una serie pubblicata nel 1511 realizzata da un ancor giovane Dürer con la tecnica della xilografia. In sala si trova anche la celebre Melancolia, l’incisione più nota di Dürer , che Giorgio Vasari classificava tra le opere che riempiono di stupore il mondo intero, oltre ad essere un esempio di eccezionale virtuosismo tecnico.

L’ultima sezione, “Il Classicismo e le sue alternative”, chiude il percorso espositivo con una riflessione sul sistema estetico che ha caratterizzato questo periodo storico dell’arte, in cui l’egemonia del classicismo era controbilanciata da correnti opposte che prediligevano temi e forme “anticlassiche” o, talvolta, “aclassiche”. Il modello classico o classicheggiante, corrente prevalente in Italia, negli ultimi anni del Quattrocento cominciò a manifestarsi anche nelle principali città della Germania meridionale attraverso un interesse per l’arte antica e per i sistemi retorici ad essa collegati. E proprio qui spiccò Dürer, con le sue interpretazioni di stampe italiane, in un continuo dialogo e scambio che rivela come l’Europa di allora, la stessa da cui si partì per la scoperta dell’America, fosse assai più ricca e brulicante di scambi di quanto si possa immaginare.