Murales, William Kentridge narra Roma: Mussolini e… FOTO

di Edoardo Greco
Pubblicato il 6 Aprile 2016 - 06:17 OLTRE 6 MESI FA
 Murales: William Kentridge vede Roma da Mussolini a...FOTO

Murales: William Kentridge vede Roma, c’è anche Mussolini a cavallo

ROMA – Murales lunghi 550 metri, con 80 figure alte fino a 10 metri, incluso un mega Mussolini a cavallo, realizzati dall’artista sudafricano William Kentridge sui muraglioni del Lungotevere fra Ponte Sisto e Ponte Mazzini. “Triumps and Laments” racconta la storia millenaria di Roma. “Ogni storia ha una sua parte negativa o di vergogna. Ogni trionfo corrisponde a un lamento, alla sconfitta di qualcun altro”, spiega Kentridge. L’imponente opera “site specific” è stata realizzata senza colori né vernici, ma solo pulendo la patina biologica accumulata negli anni sul travertino bianco dei muraglioni.

Artista sudafricano celebrato in tutto il mondo (è ora nel Padiglione Italia della Biennale e ad aprile sarà al Macro), per realizzare l’opera Kentridge ha dovuto però attendere tre anni di polemiche e incertezze. “”Ci scusiamo perché noi italiani siamo bravi a fare le cose, ma abbiamo percorsi un po’ lunghi – ammette l’Assessore alla cultura del Comune, Giovanna Marinelli – È una scelta importante non solo per la grande firma dell’autore, ma anche per il luogo e la storia della nostra città. Bisognava costruire un consenso e una collaborazione istituzionale, che non è secondaria”.

Così Triumphs and laments, promosso da Tevereterno e realizzato interamente con fondi privati, sarà inaugurato il 21-22 aprile in occasione del Natale di Roma, ma anche, caso ha voluto, nel pieno dell’anno giubilare, in mostra per i milioni di pellegrini proprio a due passi dal Vaticano. A festeggiarlo, due giorni di concerti gratuiti con due processioni musicali del compositore Philip Miller.

“La storia di Roma è fatta di avvenimenti, ma anche di pietre”, spiega Kentridge, mostrando gli schizzi a carboncino dei giganti che incarneranno più di duemila anni di tensioni della storia sociale della città. “Ho fatto una lunga ricerca iconografica – dice – perché fossero facilmente riconoscibili”.

Si va dalla Lupa capitolina al trionfo di Cesare, dalla Vittoria alata, prima integra e poi spezzata, a Marcello Mastroianni e Anita Ekberg nella Fontana di Trevi per la Dolce vita. E poi, Santa Teresa, Michelangelo, Papa Clemente, la Morte di Remo accostata a quella di Pasolini, con citazioni da Mantegna alla Colonna Traiana, da Tiziano a Mirys.

Lo stesso luogo “è parte dell’opera”. Non solo perché il Tevere, “con San Pietro su una sponda e il Ghetto ebraico dall’altra”, da sempre attraversa la storia di Roma. Ma perché le figure, in qualche modo, sono già sui muraglioni, proprio come le sculture, diceva Michelangelo, esistono già nei blocchi di pietra. Bisogna solo lavorare per sottrazione. Ecco allora che dopo la creazione di grandi stencil, le immagini emergono lavando con acqua il “nero” che copre i muraglioni.

I primi test sono stati effettuati a ottobre nel tratto di Ponte Margherita. A febbraio è iniziata l’esecuzione con 12 tecnici e lo stesso Kentridge all’opera sulla banchina fino ad aprile. Un progetto dunque temporaneo e per sua natura reversibile, che scomparirà in 3-4 anni con il ricrescere della patina.

Ma che regala alla città anche la ribattezzata Piazza Tevere. Uno spazio, dice il direttore artistico Kristin Jones, che “ha le stesse dimensioni del Circo Massimo e che potrebbe diventare uno dei maggiori luoghi per l’arte contemporanea in città”.