Spacciatori di mummie, nell’800 le facevano false. Due in Vaticano

di Redazione Blitz
Pubblicato il 21 Gennaio 2015 - 10:26 OLTRE 6 MESI FA
Mummie false ai Musei Vaticani. Non è truffa, era una moda

Mummie false ai Musei Vaticani. Non è truffa, era una moda

CITTA’ DEL VATICANO – Spacciatori di mummie, nell’800 le facevano false e due di queste sono ai Musei Vaticani. Era un vero e proprio inganno, architettato per ingannare i collezionisti, che gli autori ritenevano degli sprovveduti. L’inganno risale all‘Ottocento, quando chi possedeva le due piccole mummie in questione, probabilmente un collezionista privato, ha pensato di riempire l’involucro con qualcosa di più consistente di scarsi resti polverizzati. Si trattava di una vecchia mania nata dopo la campagna di Napoleone in Egitto, con la scoperta della stele di Rosetta e la decifrazione dei geroglifici fatta da Jean-Francois Champollion. E non si tratta degli unici esemplari: in tutta Europa sarebbero almeno 40.

I viaggiatori europei che affrontavano un viaggio nel Paese delle sfingi al ritorno volevano portare con sé dei reperti da esibire durante i tè con gli amici. Agli incontri avveniva anche lo sbendaggio delle mummie. E per mostrare qualcosa di consistente nacque la pratica di riempire i sarcofagi di resti umani, magari medievali, che dessero l’idea di un corpicino dell’Antico Egitto.

Ora due di questi esemplari sono stati individuati nei Musei Vaticani da Alessia Amenta, direttrice del reparto Antichità Egizie e del Vicino Oriente, che le ha studiate con l’aiuto del Laboratorio di diagnostica per la conservazione e il restauro coordinato da Ulderico Santamaria e dal suo assistente Fabio Morresi.

Spiega Amenta al Corriere della Sera:

“I risultati delle analisi hanno rivelato stessa manifattura e stesse stranezze in entrambe. Le bende sono di epoca faraonica (2.000 a. C.), ma ricoperte di una resina che non si trova in Egitto ma in Europa. Il volto infantile è modellato e dipinto su una copertura in cartonnage, a cui è sovrapposta una lamina di stagno spalmata di resina gialla per conferire una doratura antica: una tecnica tipica dell’Ottocento inglese. La Tac ha rivelato che dentro le bende c’era una tibia umana, ma di adulto e di epoca medievale. Un assemblaggio studiato per ingannare i collezionisti sprovveduti”.