Musei italiani salvati (boom visitatori) dai direttori… stranieri

di Redazione Blitz
Pubblicato il 2 Maggio 2017 - 13:16 OLTRE 6 MESI FA
Musei italiani salvati (boom visitatori) dai direttori... stranieri

Musei italiani salvati (boom visitatori) dai direttori… stranieri

ROMA – Musei italiani salvati (boom visitatori) dai direttori… stranieri. Nel 2016 i musei italiani hanno registrato nel complesso 45,5 milioni di ingressi con un introito di 175 milioni di euro, con un lusinghiero trend in attivo che stima un 4% in più di visitatori e più 13 milioni di incassi.

Nei giorni di Pasqua e della Liberazione abbiamo assistito a un vero boom dei principali musei nazionali: boom che va ascritto alla cura e alla gestione affidata dal ministro Franceschini ai direttori di provenienza straniera, scelta che fece discutere e irritò più di qualche importante storico dell’arte.

I risultati, in termini di visibilità ed efficienza, tuttavia, non sono aggirabili. Nel dettaglio, il bilancio vede un boom di visite al polo fiorentino Uffizi, Palazzo Pitti e Boboli grazie alla sagace gestione del direttore della galleria degli Uffizi, il tedesco Eike Schmidt: la crescita rispetto al 2016 è stata del 57%. E’ bastato, per ottimizzare e velocizzare l’afflusso dei turisti, ricollocare in maniera più razionare la star del museo, la Venere di Botticelli.

Il Palazzo Ducale di Mantova, affidato all’austriaco Peter Assman, nel 2016 ha portato a casa un incredibile +51% rispetto all’anno prima. Il connazionale Peter Aufreiter ha consegnato al Palazzo Ducale di Urbino un 40% in più di introiti. Su La Stampa, Marco Menduni completa l’elenco dei successi stranieri in Italia.

Brera affidata a James Bradburne si difende con un incremento del 5,42 rispetto a un buon 2015 trainato da Expo. A Capodimonte, con Sylvain Bellenger, Picasso sta facendo sfracelli (+120% a Pasqua). Per attirare i visitatori, il parco ospita anche scampagnate e percorsi naturalistici. Paestum ha incassato nel 2016 il 53% in più del 2015: nei primi 4 mesi del 2017 ancora il 25%. (Marco Menduni, La Stampa)