Parigi accoglie gli Etruschi. “Un inno alla vita” al museo Maillol

di Francesco Montorsi
Pubblicato il 25 Settembre 2013 - 07:16 OLTRE 6 MESI FA
Parigi accoglie gli Etruschi. "Un inno alla vita" al museo Maillol

Foto Lapresse

PARIGI- Il Musée Maillol, nelle vicinanze del centrale quartiere di Saint Germain des Près (a Parigi), ospita fino al 9 febbraio 2014 un’attesa mostra sugli Etruschi: “Les Etrusques. Un hymne à la vie”. L’esposizione raccoglie 250 opere: dalla Tomba della Nave, qui nella sua interezza, prestata dal museo di Tarquinia, ad oggetti del quotidiano, come vasi e utensili da cucina. La storia di questo popolo è illustrata in un percorso che si snoda per secoli, dall’XI secolo a.c. alla finale vittoria di Roma, e che si avvale fruttuosamente dei risultati degli ultimi tre decenni di scavi archeologici.

Questa civiltà affascinante, di cui l’origine è tuttora dibattuta (forse orientale?), padrona di un territorio compreso tra il Po e il Tevere, è stata la più brillante tra tutte quelle che sorsero in Italia prima dell’ascesa di una città, Roma, destinata a diventare un impero. Gli etruschi sono conosciuti per le monumentali tombe che hanno lasciato e che esprimono il lusso ostentatorio e la potenza delle ricche famiglie dominanti. Ma questo popolo era conosciuto nell’antichità soprattutto per le sue capacità guerriere, per la navigazione, i commerci mediterranei e anche, dicono gli storici romani non senza malizia, per la liberalità dei loro costumi.

Patrizia Nitti, italo-francese direttrice artistica del museo Maillol, ha voluto dare risalto con questa mostra alla vita quotidiana degli Etruschi. Il gusto del lusso caratterizzava le elite di una società fortemente classista. I commerci marittimi, a cui gli stessi Etruschi partecipavano attivamente, permettevano l’arrivo in Etruria di oggetti di lusso provenienti dalle coste orientali del Mediterraneo. Nel museo si potranno ammirare splendidi vasi di ceramica cotti in Grecia e sontuosi monili d’oro egiziani rinvenuti negli scavi delle città etrusche.

Le statuette delle divinità etrusche, dai nomi quali Laran e Tinia, ci rievocano una religione poco conosciuta, dove si aggiravano anche i misteriosi e impenetrabili «dii involuti», gli dei velati, divinità sotratte alla conoscenza dell’uomo che non ne poteva afferrare né il nome né il numero. Il culto religioso era in larga parte fondato sulla pratica della divinazione. Gli Etruschi erano in grado di vedere il futuro nelle viscere degli animali – l’Auruspicina – e perfino leggendo il tracciato dei fulmini. Tra i libri sacri degli Etruschi, oggi perduti, si trovavano delle rarità come i Libri Acherontici, sull’oltre tomba, e i Libri Fatales, sul destino degli uomini e dello stato…

La società etrusca sapeva anche divertirsi, come evoca il titolo evocatore della mostra «Un inno alla vita». Alcune pitture murarie etrusche ritraggono senza pudore momenti di sesso di gruppo, pratiche sessuali sado-maso, rapporti omosessuali. Gli storici latini, che scrissero quando l’Etruria era stata da tempo sconfitta ed assimilata, dipinsero gli uomini, e soprattutto le donne etrusche come persone licenziose, tracciando un vivido contrasto con l’austera morale romana. La donna in Etruria era, in ogni caso, ben meno asservita che nell’antica Roma.