Tintoretto a Roma: il genio veneto alle Scuderie del Quirinale

Pubblicato il 5 Marzo 2012 - 12:03 OLTRE 6 MESI FA

Tintoretto - L'Ultima cena

ROMA – Un genio della modernita’, capace dell’unica sintesi possibile tra la maniera romana e il colorismo veneto nel nome dell’azione, del dinamismo che lo proiettano oltre il Barocco fin quasi ad anticipare un’avanguardia novecentesca come il Futurismo: e’ Jacopo Robusti, detto il Tintoretto, la cui opera arriva per la prima volta a Roma in un’imperdibile mostra allestita da domani alle Scuderie del Quirinale. Inaugurata il 24 febbraio da una visita privata del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, l’importante esposizione e’ stata presentata alla stampa da un Vittorio Sgarbi molto soddisfatto della sua fatica di curatore.

”Ho cominciato a pensare a questa mostra quando ero soprintendete a Venezia – ha detto – con l’intenzione di portarla in laguna dopo l’edizione nella capitale. Da un po’ di anni le grandi mostre sui veneti si fanno solo a Roma”. E anche questa non fara’ eccezione. Decaduto il suo mandato, la bellissima antologica di Tintoretto (”la piu’ completa possibile fuori da Venezia”, ha chiosato il critico) rimarra’ un evento tutto romano (e comunque italiano, dal momento che l’ultima retrospettiva su Tintoretto e’ stata fatta nel 1937) .

Chi vorra’ approfondire la conoscenza del Robusti, ammirare i capolavori alla Scuola di San Rocco o alle Gallerie dell’Accademia, dovra’ farsi un viaggio a Venezia. Alle Scuderie, pero’, ci sono le opere piu’ significative che potevano essere trasportate a fronte delle loro dimensioni ragguardevoli. L’allestimento e’ come sempre di grande efficacia, che Sgarbi rivendica con decisione.

Con una specie di colpo di mano, la settimana scorsa ha fatto cambiare il colore delle pareti da grigio a rosso cupo, sfondo ottimale per gli stupefacenti teleri, alcuni dei quali restaurati per l’occasione. Tra cui l’Ultima Cena della Chiesa di San Polo, che, ha spiegato il direttore generale dell’Azienda Speciale Palaexpo Mario De Simoni, e’ stata sottoposta a un intervento di restauro da Cariparma Credit Agricole, mentre i teleri della Scuola di San Rocco da Skira’.

Infine, sempre veicolati dalla rassegna, 100.000 euro saranno elargiti da Venetian Heritage alle Gallerie dell’Accademia per la ristrutturazione della Sala Tintoretto. Una consuetudine delle Scuderie, ha sottolineato De Simone, che per la sola mostra hanno investito 1,9 milioni di euro. Il risultato si vede. Fin dal primo impatto con ‘Il miracolo dello schiavo’ , ”compendio della grandezza di Tintoretto – ha spiegato Sgarbi – fusione mirabile della cultura manieristica”.

Questa capacita’ di guardare ai maestri del passato e coglierne gli aspetti salienti fino a farne una sintesi grandiosa, ha proseguito il curatore, e’ cio’ che provoco’ la negativa reazione di Tiziano, schiacciato invece dal confronto diretto con Michelangelo. ”Tintoretto era piu’ giovane, aveva un maggior distacco, ma il pittore piu’ famoso di Venezia non gliela perdono”’. E cosi’ cerco’ di metterlo da parte, senza pero’ riuscire a fermare il genio del rivale.

”Tintoretto dipingeva come Pollock, e’ il corpo che fa la pittura”, dice Sgarbi davanti al Ritrovamento del corpo di San Marco, dove dalle figure si propagano delle lievi onde, a indicare il fluire del movimento. Un particolare, che secondo il critico anticipa addirittura il Futurismo di Balla e Boccioni.

Mentre i teleri dell’Ultima Cena, con la loro incredibile composizione scenica farebbero pensare a una regia cinematografica ante-litteram, con campi lunghi, ravvicinati, perfino un girato continuo. Come Caravaggio e’ considerato il precursore della fotografia, Tintoretto, ha concluso Sgarbi, fa pensare al cinema nella sua assoluta modernita’. Avvalorata ancora di piu’ , al piano superiore, dopo la straordinaria sequenza dei ritratti e il magnifico ‘Susanna e i vecchioni’, dal confronto con gli artisti coevi, da Parmigianino a Veronese, da Bassano allo stesso Tiziano.