Vincent Van Gogh, la vera storia dell’orecchio reciso

di redazione Blitz
Pubblicato il 14 Luglio 2016 - 06:28 OLTRE 6 MESI FA

AMSTERDAM – Uno degli incidenti più famosi nella storia dell’arte, è sicuramente l’orribile storia, nel 1888, dell’auto mutilazione di Vincent Van Gogh. Nel corso degli anni si è speculato su come e quanto l’orecchio fosse stato tagliato e su chi fosse Rachel, la misteriosa prostituta alla quale l’artista affidò la propria parte del corpo mutilata, pregandola di “tenerlo con molta attenzione”.

Grazie a delle recenti scoperte, è venuta alla luce la versione reale della storia, conservata nel taccuino di un medico francese che aveva minuziosamente disegnato la parte amputata del pittore. Sono stati trovati infatti i disegni del Dottor Felix Rey, il medico che trattò la ferita: un paio di righe, scritte in maniera molto comprensibile, raccontano che l’artista anziché tagliare solo il lobo, come si pensava finora, si recise tutto l’orecchio.

Non solo: la famosa Rachel, inizialmente ritenuta una prostituta, era una cameriera di nome Gabrielle, che di notte lavorava in un bordello di Arles e di giorno faceva le pulizie nei negozi adiacenti al distretto a luci rosse della città francese.

La scoperta si deve a Bernadette Murphy, 58 anni, che 30 anni fa si trasferì dall’Inghilterra alla Francia. Dopo una laurea in storia dell’arte, e aver visitato Arles, città dove ha vissuto l’artista negli ultimi anni del 1880, Bernadette decise di investigare sulla vita di Van Gogh. Quando ha presentato le sue scoperte al museo dedicato a Van Gogh ad Amsterdam, gli esperti sono rimasti talmente increduli da annunciare ufficialmente la prima mostra sui disordini mentali dell’artista.

Louis van Tilborgh, ricercatore e professore di arte presso l’università di Amsterdam, ha confermato che i disegni forniscono delle prove senza precedenti, in grado di risolvere uno dei misteri più grandi del mondo dell’arte. “A lungo ci si è chiesto come si fosse tagliato l’orecchio, se solo una parte o totalmente. Finalmente sappiamo che Vincent Van Gogh si recise l’orecchio per intero”. Il pittore quando nel dicembre 1888, si mutilò, soffriva di un crollo mentale acuto. Il giorno seguente, la polizia lo trovò nella sua abitazione e e venne subito trasportato in ospedale; è nota una lettera che il fratello Theo scrisse alla moglie dopo aver fatto visita al pittore: “E’ stato molto triste andare a trovarlo. Il dolore sta nascendo dentro di lui, che vorrebbe piangere, ma non riesce. Povero lottatore e povera anima sofferente”.

Nella nuova mostra verrà esposta anche una petizione, all’epoca firmata da 30 abitanti di Arles, affinché l’artista venisse confinato in un ospedale psichiatrico. Ma la ricerca di Murphy getta dei dubbi sulle effettiva veridicità delle firme, in quanto quattro di loro erano analfabeti e non sarebbero stati in grado di firmare il documento. La studiosa, ha inoltre pubblicato un libro intitolato La verità sull’orecchio di Van Gogh e racconta che la ricerca è durata sette anni.

Il documento che conferma l’amputazione era tra le carte dello scrittore americano Irving Stone, che ebbe una corrispondenza con il Dott. Rey nel 1930. Quattro anni prima, Stone pubblicò una novella autobiografica, Lust for life, da cui è stato tratto il film vincitore di un Oscar, con Van Gogh interpretato da Kirk Douglas. Van Gogh si suicidò nel 1890, poco dopo aver scritto al fratello di sentirsi un “totale fallimento”. Il pittore faticava a vendere le proprie opere, che oggi raggiungono il valore di 50 milioni di euro.