“Berlusconi come Totò, trasforma ogni nemico in ‘spalla’”: Battista sul Corriere

Pubblicato il 16 Gennaio 2013 - 09:33 OLTRE 6 MESI FA
Berlusconi fa il gesto dell’ammanettato con Ingroia

ROMA – Pierluigi Battista, sul Corriere della Sera, offre una lucida analisi della mimica politicamente scorretta del Cavaliere. Se è vero che la politica si fa sempre più spettacolo Silvio Berlusconi ne è certamente la star indiscussa, che ha fatto dello sketch il suo cavallo di battaglia. Dal cucù ad Angela Merkel alle corna in posa coi “grandi” della terra: Berlusconi è come Totò, spiega Battista, trasforma ogni nemico in “spalla” per le sue gag: l’ultima scenetta lo vede porgere i polsi per farsi ammanettare da Ingroia, “il pm talebano” che agli occhi dello spettatore assume così i panni del “cattivo abituato a mandare in galera la gente con disinvoltura”. Scrive Battista:

All’ingresso di «La 7», l’uomo di spettacolo si muove d’istinto, si accerta della presenza di telecamere e fotografi e, tra una trasmissione politica e un’altra, appena incontra casualmente il magistrato «comunista» per eccellenza, incrocia platealmente i polsi con il gesto dell’ammanettato. Una presenza di spirito micidiale. Ride persino Ingroia, che non ride mai per temperamento e per principio, e improvvisamente, senza essere nemmeno avvertito, l’arcigno magistrato che aveva dichiarato la guerra santa al berlusconismo si ritrova nella parte di Carlo Campanini con Walter Chiari in una delle migliori interpretazioni dei fratelli De Rege. O in quella di Gianni Agus che tiene botta a una performance di Paolo Villaggio-ragionier Fracchia. O, per restare nell’ambito della politica, in quella del grande Mario Castellani nei panni dell’«onorevole Trombetta» sbeffeggiato da Totò.

Ecco, Totò. Cinefili di lungo corso sono stati consultati per svelare in quale film del principe De Curtis, Totò abbia dato fondo alla sua vena comica con il gesto di spolverare con il suo fazzoletto la sedia dove era seduto un suo imprecisato nemico. E chissà se un richiamo inconscio non abbia ispirato Berlusconi quando, al culmine del suo scoppiettante show in casa di Santoro in «Servizio pubblico», prima ha iniziato la sua gag alla Totò con un foglio dei suoi appunti, poi ha completato l’opera estraendo con gesto perentorio il fazzoletto dal taschino della giacca. Persino la claque ostile di Santoro ha accompagnato la scena con risate e ululati alla maniera dei teatri popolari di una volta. E Berlusconi, l’istrione, l’attore, il re dell’improvvisazione da palcoscenico ha perso ogni freno. Dopo la scena della sedia spolverata, alla Totò, Berlusconi ha indossato i panni di Petrolini quando ha chiesto retoricamente al pubblico santoriano certamente pieno di «comunisti»: «Sono tutti coglioni quelli che mi hanno votato?». E il pubblico: «sìììììì». Il precedente? Petrolini-Nerone: «E Roma rinascerà più bella e più superba che pria». «Bravo!!», «Grazie!»

Dopo Totò e Petrolini a «Servizio pubblico» (e gli osanna dei suoi, galvanizzati dalla nuova esuberanza scenica del Capo), ecco il Berlusconi di ieri con Ingroia. E subito prima, ad «Omnibus», facendo finta di prendere a mazzate di carta il giornalista Damilano. Questo era Alberto Sordi. Gli mancava il romanesco «te pòzzino» . Oramai è una sequenza interminabile. Berlusconi sa che il suo repertorio è inesauribile. Attira l’attenzione pubblica. Oscura la presenza dei suoi competitori. Impone un linguaggio popolare. È un attore che fa parlare i suoi istinti. Come quella volta che nella foto di gruppo di capi di Stato e di governo si fece immortalare nel gesto delle corna, tanto per far divertire un gruppo di scout presenti alla cerimonia (dice lui). O il celeberrimo cucù alla Merkel che si spaventò per la scenetta messa su da quel mattacchione. O quel grido da stadio «Obamaaaa» che tanto fece inorridire la regina Elisabetta. O il sorriso da malandrino quando si fa dare del «latin lover».