“Forza cricca, Anemone in tribuna”: Luca Cardinalini per ‘Il Fatto Quotidiano’

Pubblicato il 3 Dicembre 2010 - 09:40 OLTRE 6 MESI FA

Un campo di calcio, le tribune del Salaria Sport Village sullo sfondo e un tifoso “speciale” sugli spalti, di nome Diego Anemone: Luca Cardinalini riporta dalle colonne del “Fatto Quotidiano” il racconto di una partita di calcio vista, per caso, insieme all’imprenditore romano coinvolto nell’inchiesta sui grandi eventi, quella degli appalti a grandi cifre, quella della “cricca” che sarebbe legata ad Angelo Balducci, provveditore delle opere pubbliche del Lazio, ex numero due della Protezione Civile.

A colpirti, d’impatto, è la forza delle idee e le idee dette con forza: “A li mortacci tua! Bastardo!”. Mi volto. Il personaggio scattato come una molla sulle tribune del Salaria Sport Village, ha fattezze non sconosciute. Ma sì, è lui, Diego Anemone. Non conoscendomi di persona, mi siedo a qualche poltroncina di distanza. A sua insaputa. Lo stadio è bello, il campo è in erba sintetica e il colpo d’occhio non è male, scrive Cardinalini.

Prima il Salaria Sport Village apparteneva al Banco di Roma, adesso è di proprietà del gruppo Anemone costruzioni di cui il giornalista racconta la fortunata parabola: Vissuta per anni di commesse e lavori per parrocchie e privati, fino all’impetuoso sviluppo improvviso in questo nuovo millennio: è passata dagli 8 milioni di fatturato nel 2003, ai 34 nel 2008. Grazie al tanto sudore, certo, ma anche agli appalti di grandi eventi con il G8 alla Maddalena, aeroporto di Perugia, Mondiali di nuoto e cose così.

Dopo la bufera dell’anno scorso e tre mesi passati in cella a Rieti, Anemone decise di andare a respirare l’aria da stadio. Scarcerato di mattina, lo stesso pomeriggio era allo stadio a vedere il suo Fidene – ne è il patron, lo sanno tutti, pur non apparendo per nulla nell’organigramma societario, presidente è un ex istruttore di tennis, Stefano Morandi – impegnato nello spareggio con l’Anzio Lavinio per la promozione in Serie D. Spareggio vinto, manco a dirlo. Seconda promozione in soli tre anni, da quando il gruppo ha rilevato la società, ma l’ambizione è quella di traghettarla nel calcio professionistico.

Tutti lo conoscono, lo salutano, scrive Cardinalini, lo chiamano per nome mentre lui si gode quella sua squadra l’unica società in Serie D che ha gli steward, dei body guard in completo nero e occhiali da sole e trasmittenti, che stazionano all’ingresso e camminano per novanta e passa minuti ai piedi della tribuna, anche se il pericolo che debbono sventare resta ignoto ai più.

E la cronaca della giornata prosegue così. Il primo tempo finisce 2-0 per il Fidene, Anemone ha fumato cinque sigarette, sei ne fumerà nella ripresa, come si dice, avara di emozioni. Se non fosse che Polverino si mangia di testa un goal già fatto, il centravanti Figos – o greco o sardo – colpisce un palo e si fa annullare un goal, ai più parso buono (anche ad Anemone, che commenta girandosi: “Meno male, me pareva bono…”). Quando il mediano dell’Arzachena, Bonacquisti, entra duro sullo scatenato fantasista del Fidene, Manganelli, Anemone si rivolge all’arbitro chiedendo la comminazione della sanzione più severa prevista dal regolamento. Concetto che, più prosaicamente, traduce così: “A bastardo ma come entri, e tu buttalo foriiiii ….”. E quando l’arbitro, il signor Bichisecchi di Livorno, estrae il cartellino rosso, Anemone non si placa, urla verso il mediano sardo con la mano a paletta che fa il verso di “sloggiare”: “E mo’ vattene…” .

Ma urla da tifoso a parte Il Fatto snocciola nomi e facce legale al Fidene che è da solo al terzo posto in graduatoria, ottimo piazzamento dopo un inizio non esaltante. A fare da supervisore, si diceva in giro, doveva arrivare l’ex centrocampista della Roma, Stefano Desideri.

Poi però non è arrivato e al suo posto, anche se sempre dietro le quinte e sempre secondo le voci, sembra operi Giuseppe Bifulco, già dirigente e osservatore per la Roma. E sarebbe stato lui a portare il nuovo mister Mauro Carboni, reduce appunto da tre anni alle giovanili dei giallorossi con le quali aveva vinto anche un campionato nazionale giovanissimi. Uno dal dialetto romano spiccatissimo, ma uno che dice anche: “Un roster come quello del Fidene autorizza a pensare ad un salto di categoria”.