“La strategia ribelle di Debora”: Giovanni Cerruti su La Stampa

Pubblicato il 24 Aprile 2013 - 14:58| Aggiornato il 13 Febbraio 2023 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Giovanni Cerruti su La Stampa  racconta il giorno dopo le elezioni di Debora Serracchiani, colei che è diventata governatrice del Friuli Venezia Giulia “nonostante il Pd“. E che, come fa notare Cerruti, più si smarca e più vince.

Scrive Cerruti:

Jeans scuri, giubbotto rosso, zainetto verde. È una divisa, ormai. «Dammi una brioche». Alle dieci del mattino Debora Serracchiani è nella sede del Pd, più vicina alla tangenziale che al centro. Ha dormito quattro ore, c’è un aereo per Roma che l’aspetta. Ancora interviste per le tv, si è messa in coda pure quella tedesca. Ancora qui a cercar di capire come sia diventata la «Debora, risolvo i problemi»: almeno per il Pd. “Ho preso un sacco di voti più della lista, mi hanno detto dai 50 mila in su”. Non sarebbe una gran sorpresa, per lei. Alle Europee del 2009, nel Nord-Est, aveva battuto Silvio Berlusconi per 10 mila preferenze.

“Ma questa volta è diverso», dice senza aggiungere un «purtroppo”. Tanto l’ha già ripetuto per tutta la notte, “ho vinto nonostante il Pd”. E adesso, finita a metà la brioche, racconta che da Roma sono stati proprio bravi a metterla in difficoltà, “come se ci fosse un metodo tra il cinico e il diabolico”. Non l’ha capito lei, figurarsi gli iscritti, i militanti, gli elettori. «La sera della decisione su Marini candidato al Quirinale venivano ai comizi per insultarmi. Erano i nostri che non ci volevano votare, e non potevano immaginare quello che sarebbe successo dopo, con il voto su Prodi”.