Stella sul Corriere: “Perché il voto in Sicilia è lo specchio di un Paese”

Pubblicato il 29 Ottobre 2012 - 12:02 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Il voto siciliano è una prova per i partiti nazionali, a pochi mesi dalle politiche. Ma rischiare di più è Angelino Alfano, secondo Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera.

Le «Regionali» isolane di ieri, tuttavia, sono destinate a pesare a livello nazionale non soltanto sul destino personale di Angelino. Potrebbero pesare sulle decisioni future di Antonio Di Pietro e Nichi Vendola, che hanno scelto di scartare l’accordo a sinistra e presentare un candidato loro (sulle prime Claudio Fava, poi sostituito in corsa con la sindacalista della Fiom Giovanna Marano dopo un pasticcio sul certificato di residenza) per smarcarsi dall’alleanza col Pd rinfacciando al partito di avere troppo a lungo fatto da spalla a Raffaele Lombardo e rimproverando a Rosario Crocetta di essere una specie di foglia di fico chiamato a coprire l’accordo con Udc. Vale a dire il partito che per anni ha avuto come socio di maggioranza Totò Cuffaro.

Si sparano a pallettoni, a sinistra. Anche sul piano personale. Nella scia dell’altra faida che qualche mese fa aveva visto, alle «comunali» di Palermo, non solo la sfida fratricida tra Leoluca Orlando e Fabrizio Ferrandelli(…) E potrebbe pesare a Roma la quantità di voti che spera di raccogliere Gianfranco Micciché, a sua volta accusato di essere la foglia di fico, sia pure assai meno battagliera sul versante della lotta alla mafia, al clientelismo, alla politica delle nomine, di Raffaele Lombardo. Che dopo avere scelto di puntare su Nello Musumeci, un politico di mestiere de La Destra che però ha sempre saputo presentarsi con un piede dentro e un piede fuori dal Palazzo, l’hanno scaricato appena si è aggregato il Pdl proprio perché a loro preme mettere in mostra il proprio patrimonio elettorale in vista delle prossime politiche. «Il 30% in Sicilia vale il 3% a livello nazionale: potrebbe bastare, con un altro paio di punti raccolti nel resto del Mezzogiorno, per essere l’ago della bilancia della futura maggioranza».

Sia chiaro: addebitare tutte le responsabilità dello smottamento al segretario del Pdl sarebbe non solo ingeneroso ma scorretto. L’ormai ex «picciotto prodige» (il copyright è di Denise Pardo) sa però che una nuova disfatta non gli sarebbe perdonata (…).