“Il giudice riscrive il dizionario dell’ingiuria”, Patrizia Maciocchi sul Sole 24 Ore

Pubblicato il 24 Maggio 2010 - 12:25 OLTRE 6 MESI FA

Parole pericolose e rischio ingiuria, il dizionario dei vocaboli proibiti è sempre più lungo. Non ci sono solo le volgarità ad essere out per i giudici della Cassazione, ma come ricorda Patrizia Maciocchi sul “Sole 24 Ore” non solo il turpiloquio può costituire un reato:

«Il turpiloquio è sempre più tollerato: ormai se qualcuno ci manda a quel paese difficilmente riusciremo a sporcargli la fedina penale. Al contrario, ci può scappare una condanna per ingiuria per l’uso di termini tutto sommato meno volgari. Nel dizionario dei vocaboli proiviti stilato dai giudici trova così spazio l’aggettivo “lewinskiana”, che evoca la stagista di Bill Clinton, riferito a una donna», scrive la Macciocchi.

Al di là delle offese di genere, riconosciute come reato, resta un nodo da sciogliere l’uso del corpo come strumento di offesa. «Perché è da vietare la linguaccia, mentre non entra in conflitto con il bon ton chi si lascia andare a vibrazioni da Oktoberfest. Salvo querelare poi chi gli dà del maiale, vincendo peraltro la causa».