“Helmut Kohl prigioniero della storia”. Bettiza racconta il “tragico” tramonto

Pubblicato il 26 Settembre 2012 - 14:32 OLTRE 6 MESI FA
La tragedia di Helmut Kohl: truffato, ingannato, abbandonato,

BERLINO – C’è Helmut Kohl sulla copertina di Der Spiegel, il più autorevole settimanale tedesco. Ma non è una celebrazione, è il racconto di una tragedia (“Die tragödie des Helmut Kohl”). Sono passati giusto trent’anni da quell’ottobre del 1982 in cui muoveva i primi passi da cancelliere: il Bundestag non se ne è dimenticato e infatti  non ha mancato di onorare colui che ha riunificato la Germania, ha accelerato la dissoluzione dell’Unione Sovietica e dell’Europa dei blocchi, ha modificato il corso della Storia.

Der Spiegel, impietosamente, ci offre invece il ritratto di un gigante della politica tedesca al suo crepuscolo: il tristissimo declino di un eroe della politica abbandonato al suo destino. Di questo sipario che si chiude ingloriosamente ne scrive con rispetto e commozione Enzo Bettiza, scrittore mitteleuropeo per eccellenza e profondo conoscitore sia di Kohl che della storia recente tedesca in un bell’articolo su La Stampa del 26 settembre, intitolato “Helmut Kohl progioniero della storia”. Bettiza ha conosciuto Kohl nel 2009 e già in quell’occasione avvertì sintomi della crisi dell’uomo Kohl.

“L’Altkanzler (il vecchio cancelliere) il protagonista della riunificazione, il presidente e leader indiscusso della Cdu, era un grande assente, un grande innominato”.

Der Spiegel ci racconta l’epilogo inevitabile di una vicenda umana di solitudine e malattia, segnata da tragedie familiari e perdita progressiva dell’autonomia esistenziale. Ci ricorda il dramma del suicidio della prima moglie, di una seconda non ancora cinquantenne che si è assunta il ruolo di custode ma che di fatto sembra tenerlo prigioniero con la solidarietà interessata di familiari privi di scrupoli.

“Il titolo di copertina (di Der Spiegel ndr.) dedicato alla tragedia di uno dei più significativi e decisivi uomini della storia politica tedesca ed europea del Novecento, sostiene che egli ormai sopravviva a se stesso in uno stato d’inganno e isolamento programmato dal mondo. Mai, dal 1945 ad oggi, s’era scritto e stampato qualcosa del genere in maniera così visibile e così perentoria su uno dei più importanti giornali liberali tedeschi”.