ROMA – Marò, ormai è un caso politico. Come sottolinea Maurizio Caprara sul Corriere della Sera, non è casuale che Massimiliano Latorre abbia rivolto un appello all’unità delle forze politiche proprio in questi giorni cruciali. E con la richiesta fatta da Silvio Berlusconi a Mario Monti di dimettersi dopo la pessima gestione del caso.
La lettera di Latorre, una email indirizzata al giornalista Mediaset Toni Capuozzo, è stata letta durante il programma televisivo “Terra” del 25 marzo, cioè alla vigilia degli interventi dei ministri di Esteri e Difesa, Giulio Terzi e Giampaolo Di Paola, al Senato e alla Camera. “Quello che vi chiediamo ora è non divisione ma, come i nostri fucilieri, mettetevi a braccetto, unite le forze e risolvete questa tragedia”.
“È diventato un cavo elettrico appoggiato sulle settimane cruciali della formazione del nuovo governo e delle manovre per l’elezione del prossimo capo dello Stato il caso dei due marò accusati di aver ucciso due pescatori indiani, più complicato di prima da quando a Roma si scese di non far tornare in India Massimiliano Latorre e Salvatore Girone in India e poi ci si è ripensato.
Alla vigilia delle sedute nelle quali i ministri di Esteri e Difesa, Giulio Terzi e Giampaolo Di Paola, riferiranno oggi a Camera e Senato le loro versioni sulla partenza dei due militari, uno dei fucilieri ha rivolto un appello ai politici anche a nome del compagno d’armi. «Non ci serve ora sapere di chi sia stata la colpa, perché non ci porta a nulla e tanto meno non porta a nulla che le forze politiche si rimbalzino le responsabilità», ha scritto Latorre sul rientro a New Delhi alla fine del permesso di quattro settimane concesso dall’India, viaggio escluso dalla Farnesina l’11 marzo e poi confermato. «Quello che vi chiediamo ora è non divisione, ma, come i nostri fucilieri, mettetevi a braccetto, unite le forze e risolvete questa tragedia. Come dicono i fucilieri: tutti insieme nessuno indietro. Siamo italiani. Dimostriamolo come hanno fatto loro», ha domandato, in un’e-mail al giornalista Toni Capuozzo di Terra!, il marò al quale viene addebitato con Girone di aver ucciso nel 2012 Ajeesh Binki e Valentine Jelastine scambiandoli per pirati.
Che il momento scelto per rendere noto l’appello risponda agli interessi di settori del governo in carica per gli affari correnti lo dimostra il giudizio di Staffan de Mistura, il sottosegretario che torna oggi a Roma dopo aver accompagnato venerdì i marò a New Delhi: «Un bellissimo esempio».
Ieri il Pdl non ha smentito che Silvio Berlusconi, da una riunione con i suoi parlamentari, abbia tirato così su uno dei possibili candidati al Quirinale: «Il governo Monti ha fatto una figura vergognosa sui marò (…) Si devono dimettere in gruppo. Cacciamo Monti dal Senato, è senatore a vita immeritatamente. Si dimetta». Se avvenisse, sarebbe arduo per Monti essere in gara sulla presidenza ella Repubblica. Richiesto di commentare quanto detto da Berlusconi, il professore ha glissato: «Non l’ho sentito».
Si sono fatte sentire altre voci. «Terzi dovrebbe dimettersi», ha dichiarato Roberto Calderoli, Lega, attaccando il ministro che con Di Paola più ha spinto affinché i marò non partissero benché l’Italia si fosse impegnata per il rientro a New Delhi. Dimissioni di Terzi sono state sollecitate da Guido Crosetto di Fratelli d’Italia. Il sindaco di Bari Michele Emiliano, Pd, non ha apprezzato l’«insistenza nel rimanere al proprio posto».
A New Delhi la nomina del presidente del tribunale ad hoc sulla morte dei pescatori ha dato origine a interpretazioni secondo le quali i marò rischierebbero come massimo della pena dall’India 7 anni di reclusione. Una sentenza però non pare vicina.