“Il rischio delle buone intenzioni”, Luca Ricolfi per La Stampa

Pubblicato il 19 Aprile 2012 - 13:16 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Blitz quotidiano vi propone oggi come articolo del giorno quello di Luca Ricolfi per La Stampa dal titolo “Il rischio delle buone intenzioni”. Nel suo articolo Ricolfi spiega che cambiare l’Italia, farla uscire dalla crisi, “raddrizzare i conti”, può essere in realtà un’arma a doppio taglio. Questo perchè, come spiega Ricolfi “quel che colpisce di più, nei documenti prodotti dal governo e nello stesso discorso pronunciato da Mario Monti in conferenza stampa, è la completa mancanza di concretezza, anche nei pochi luoghi (ad esempio le infrastrutture e i pagamenti della Pubblica amministrazione) in cui si parla di cose e non di mere astrazioni, impegni futuri, intenzioni, auspici, tiratine d’orecchi ai cittadini e ai partiti”.

Non sono fra quanti pensano che cambiare l’Italia sia facile. Né mi sono unito a quanti, in questi giorni, hanno inondato la presidenza del Consiglio con liste di misure da adottare immediatamente per il bene dell’Italia, a partire dai tagli della spesa pubblica. E so perfettamente che è fin troppo facile fare i riformisti a parole, scrivendo libri, saggi e articoli sui giornali senza avere responsabilità di governo.

Per cui non dirò tutto quello che penso sul «topolino» partorito dal Consiglio dei ministri di ieri, ma mi limiterò a una domanda: avete fatto il massimo?

Perché se la risposta fosse sì, allora dovremmo essere davvero preoccupati, molto preoccupati. Quel che colpisce di più, nei documenti prodotti dal governo e nello stesso discorso pronunciato ieri da Mario Monti in conferenza stampa, è la completa mancanza di concretezza, anche nei pochi luoghi (ad esempio le infrastrutture e i pagamenti della Pubblica amministrazione) in cui si parla di cose e non di mere astrazioni, impegni futuri, intenzioni, auspici, tiratine d’orecchi ai cittadini e ai partiti. Una sorta di trionfo del modo «ottativo» ricopre tutto e tutti, in un linguaggio che meriterebbe di essere studiato già solo per l’audacia con cui ibrida due mostri del nostro tempo.

Il paludato gergo della burocrazia europea e i manifesti elettorali dei partiti, pieni di condivisibili intenzioni e meravigliosi obiettivi, mai accompagnati dalla indicazione dei mezzi che permetteranno di raggiungerli.

Dunque, proviamo a ricapitolare i punti effettivi. Il governo ci dice che nel 2013 i conti pubblici saranno ancora in rosso (-0,5%), ma che in realtà, correggendo il dato per il ciclo economico, quel piccolo deficit sarà in realtà un leggero avanzo (+0,6%). Poi ci dice che la pressione fiscale non diminuirà né quest’anno né l’anno prossimo, ma solo a partire dal 2014, ossia giusto quando questo governo non ci sarà più. Quanto al Pil, si prevede che quest’anno diminuirà dell’1,2%, e nel 2013 aumenterà dello 0,5%, due previsioni decisamente più ottimistiche di quelle della Confindustria, della Banca d’Italia e del Fondo Monetario Internazionale, che giusto ieri ha previsto un -1,9% per il 2012 e un’altra diminuzione (dello 0,3%) per il 2013. […]